La sfida per la minipresidenza della FIGC, minipresidenza perché fra due anni si tornerà a votare ed allora sarà forse il momento 'unificatorio' di Andrea Abodi, è fra le più appassionanti di sempre ma non certo per il livello dei due candidati, Carlo Tavecchio e Demetrio Albertini. Come dirigenti due purissimi prodotti della vecchia FIGC, con una militanza più lunga (per evidenti motivi di età, 71 anni contro 43) del capo della Lega Dilettanti, con idee non tanto diverse e che al di là della conta dei voti, che vede tuttora in vantaggio Tavecchio, si differenziano fondamentalmente solo per il blocco di società di A che li sostiene. Milan, Lazio, Genoa (più il Napoli coperto) e satelliti per Tavecchio, Juventus, Roma, Inter e Fiorentina e satelliti per Albertini. Cose che abbiamo strascritto da settimane sul Guerino, pazienza se qualcuno si stizzisce e vede secondi fini in ogni riga che legge: che legga altri giornali e altri siti, ce ne sono di così tanti fatti bene... Il documento di Sky, diffuso dall'AdnKronos, ha però fatto entrare la contesa in un'altra dimensione. L'emittente di Murdoch, architrave del calcio italiano insieme a Mediaset Premium, ha definito l'eventuale elezione di Tavecchio un 'segnale non incoraggiante' in quanto figlia di una gestione politica dello sport. Meglio nomi nuovi, secondo Sky, come Albertini, Vialli, Mancini o Del Piero. E qui si ride, perché Albertini è anche lui un purissimo figlio della gestione politica dello sport: entrato in FIGC nel post-Calciopoli senza alcuna esperienza dirigenziale e in quota Associazione Calciatori, verrà ricordato solo per la fallimentare (a livello proprio organizzativo, poi i risultati avrebbero potuto esserci lo stesso) spedizione mondiale e per essersi smarcato da Prandelli poco prima del disastro. Non male nemmeno Mancini, che non ha mai manifestato velleità manageriali e al massimo punta alla panchina della Nazionale (ma parte molto dietro rispetto a Conte, che gode anche del sostegno di Malagò). Quanto a Vialli e Del Piero opinionisti Sky di differente brillantezza (sempre interessante Vialli, sempre banale Del Piero), non sono chiare nemmeno nei loro casi le capacità dirigenziali: Vialli negli ultimi anni ha gestito in sostanza solo la sua sacca da golf, Del Piero nemmeno quella. Tanto valeva puntare su Adani, versa soppressa positiva dell'opinionismo televisivo: preparatissimo, al netto dei tremendi 'palla scoperta' e 'copertura preventiva'. E quindi? Senza troppa dietrologia, che pure avrebbe l'assist dei rapporti fra Murdoch e gli Agnelli (John Elkann è nel board di NewsCorp) Sky ha solo voluto affermare l'ovvio, cioè che Tavecchio è il candidato di Galliani e dello status quo televisivo, quello che permette a Mediaset di rimanere a galla spendendo relativamente poco e mandando a monte le aste quando le perde, come si è visto qualche settimana fa. Insomma, un avvertimento. Per poi andare avanti insieme, chiunque sia il vincitore. Al limite anche il commissario che Malagò continua a sognare ma che non ha alcun appiglio legale per imporre pur essendo circondato di giuristi alla carta.
Twitter @StefanoOlivari