Né Tavecchio, che conta sul suo 17% di voti garantito dall'amico Macalli, né tantomeno Albertini che in quanto espressione dell'Associazione Calciatori (e non solo) deve garantire finti posti di lavoro a giocatori che si esibiscono davanti ad amici e parenti, hanno la minima intenzione di abolire la Lega Pro. Che per fortuna viene ogni tanto riformata e ridotta da fallimenti e problemi vari. Quella 2014-15 sarà la prima stagione dell'unificazione, con 60 squadre divise in 3 giorni da 20. Non certo una novità, la serie C con cui siamo cresciuti era strutturata esattamente in questo modo fino al 1978 (l'anno in cui nacquero C1 e C2), grazie alla riforma del 1967, rispettando abbastanza la geografia. Del girone A (Nord) attuale, dominato dalla Lombardia (11 squadre) non fanno parte Liguria ed Emilia Romagna mentre c'è la Sardegna (come dire: meglio l'aereo del traghetto, in ogni caso è un problema della Torres e dei suoi avversari), del girone B (Centro), dominato dalla Toscana (8 squadre) non fa parte il Lazio che con la sua Lupa Roma (fino all'anno scorso Frascati) è andato a rimpolpare il C (Sud) che ha club prestigiosi ma in media poche squadre ambiziose e quasi tutte concentrate in Campania (8 squadre). L'interesse non sarà quindi acceso dal livello tecnico, tanto più in questa epoca televisiva in cui tutti aspettiamo il prossimo Real Madrid-Barcellona, ma dalla quantità industriale di partite che pur non essendo proprio derby (l'unico in senso stretto sarà quello di Vicenza) possono accendere un po' di passione. Nel girone C 'campano' (per la gioia di chi deve occuparsi dell'ordine pubblico allo stadio: c'è ancora chi continua a dire che tutto sia colpa del calcio o degli ultras, dimenticando il contesto sociale), per dire, ci sono anche Catanzaro, Reggina e Cosenza. Guardando alla potenza finanziaria degli azionisti di maggioranza, più che alle rose, viene da dire che il girone C sia quello migliore. Il Lecce di Tesoro e la Salernitana di Lotito, soprattutto se la multiproprietà sarà sdoganata dalla prossima FIGC, sarebbero in prospettiva da bassa serie A. Grandi ambizioni al Nord per il Venezia russo e medie per la Cremonese, il resto è un misto di antiche glorie (tipo Como, in attesa magari che lo compri George Clooney) e di semi-dilettanti allo sbaraglio. Conclusione? Nonostante le regole introdotte, dalla fideiussione di 600mila euro allo stadio con capienza minima di 3.000 spettatori, ci sono almeno 20 squadre su 60 che con il calcio professionistico c'entrano pochissimo.
Twitter @StefanoOlivari