Si può a nemmeno 30 anni compiuti (li farà a fine novembre 2014) comparire già nella mia rubrica “Stelle comete”? Certo che sì, specie se da giovanissimo per te si sono spesi paragoni importanti e, col senno di poi, ingombranti. In fondo mi era già successo con l’ex Bologna e Lazio Mourad Meghni, anch’egli classe ’84, che, dopo gli esordi da “Petit Zizou” si è via via volatilizzato, fino a svernare precocemente in Quatar.
Ma la storia di Davide Chiumiento mi ha colpito ancora di più, avendolo seguito sin dai suoi primi passi bianconeri, quando in realtà era ancora un timido - ma formidabile dal punto di vista puramente tecnico - trequartista, simil Del Piero (ed ecco quindi servito il confronto!).
Facente parte della “colonia svizzera” che agli albori del 2000 rappresentava bene la Primavera della Juventus (con lui giunsero anche il terzino/mediano Fumasoli, tuttora tra i dilettanti in Italia dopo qualche interlocutoria stagione da pro a Pizzighettone e l’interno dai piedi buoni Clemente, presto spentosi alla prova del professionismo), divenne nel giro di un paio di stagioni il vero “uomo più” a livello giovanile, non solo considerando il vivaio bianconero, ma pure rapportandosi all’intero panorama nazionale.
Già decisivo, pur partendo dalla panchina (e sostituendo un altro grandissimo talento juventino che non ha fatto la carriera che gli si auspicava: Luca Scicchitano), in una finale del Viareggio, con un gol in zona Cesarini che fece vincere la Coppa Carnevale alla sua squadra, l’anno successivo fece addirittura meglio, rivelandosi completamente e vincendo quasi da solo l’intera manifestazione, oltre che facendo volare i compagni in campionato. Una squadra, ricordiamolo, che poteva contare su Mirante, Gastaldello, Konko, Boudianski (lanciatissimo all’epoca pure in orbita prima squadra), Paro e alcune clamorose meteore come ad esempio il bomber colored Benjamin. Ma, come detto, lui era il migliore, capace di gesti tecnici che davvero in casa Juve non si vedevano dai tempi di Pinturicchio. Chiumiento, ormai prossimo a un esordio acclamato da tutta la critica specializzata, si guadagna, caso più unico che raro, una prima pagina sul quotidiano Tuttosport (ok, mi direte che è un giornale di Torino, ma l’evento rimane comunque unico) e nel giro di pochi giorni realizza il doppio colpo: esordire in serie A, così come in Europa, in Champions League contro il Deportivo La Coruna. E’ nata una stella? Lo credono in tanti, anche alla casa madre torinese, se è vero che la prima vera esperienza che fanno fare al loro golden boy è in una squadra di media levatura della massima serie: il Siena. Davide, svizzero come detto ma con evidenti radici italiane (irpine per l’esattezza) non sfigura ma raramente sta al passo con i più navigati compagni, apparendo al più come ancora acerbo e poco strutturato fisicamente. Segnerà solamente una rete, quella che è l’unica in tabellino in serie A, in 14 presenze. Non un vero flop, in quanto sappiamo bene che in Italia è quasi utopistico disputare a 19 anni una quindicina di presenze in serie A, ma un po’ di delusione e amarezza ha pervaso la sua prima importante esperienza. La Juve decide di lasciarlo in prestito per l’anno successivo in Ligue 1, in un ambiente dove avrebbe dovuto offrire il meglio di sé, lontano dai riflettori e con meno pressioni. Ma anche la stagione francese al Le Mans è per lo più interlocutoria, con 18 presenze e una sola rete, così come nella stagione successiva, quando fa ritorno in Svizzera, allo Young Boys. Chiumiento, che della nazionale giovanile elvetica, è uno degli uomini più rappresentativi, tarda ad esplodere in un primo momento, mettendo a referto solo 17 presenze (con un altro gol all’attivo, davvero poco per un “aspirante Del Piero), ma il Lucerna decide comunque di fare un importante investimento su di lui. Bisogna dire che, a livello di nazionale A, la Svizzera in cui è cresciuto, sta iniziando a coltivare davvero tanti buoni talenti più o meno suoi coetanei (Behrami, Liechtsteiner, Barnetta, Vonhlanten e tanti altri), lui però in un primo momento rifiuterà le avances della propria rappresentativa, confidando a lungo in una possibile, ma a quel punto sempre più utopistica, convocazione in maglia azzurra. Al Lucerna, comunque, anche se ormai quasi nessuno parla più di lui, pian piano riesce a imporsi, totalizzando dal 2007 al 2010 ben 88 presenze e 17 reti. In particolare, nell’ultima stagione, risulta essere un autentico trascinatore, mettendo la sua tecnica cristallina al servizio della squadra, riuscendo comunque a segnare con una certa continuità, come mai successo nel recente passato. Tra l’altro, fuori tempo massimo, accetta la convocazione della nazionale svizzera, esordendo finalmente, ma proprio quando sembrava profilarsi all’orizzonte il ritorno in un campionato più prestigioso (a un certo punto è sembrato in procinto di firmare per un club della Bundesliga), in un’età in cui un giocatore si può considerare al top della carriera (a 26 anni), clamorosamente decise di “emigrare” in Canada, in una matricola assoluta per la Major Soccer League, nella franchigia di Vancouver, con gli Whitecaps. In America Chiumiento tecnicamente ha pochi rivali: gioca “da 10”, dispensa giocate di gran lusso (un suo gol, uno dei due che in un totale di 42 presenze ha messo a segno girerà a lungo su You Tube, coronamento di un’azione splendida iniziata da lui a metà campo) ma di fatto esce nuovamente dai radar importanti. Nonostante una piena affermazione di là dell’Oceano, Davide decide di tornare nuovamente in Svizzera, ridimensionando notevolmente il ricco ingaggio che gli avevano garantito i canadesi, per accasarsi allo Zurigo, con cui nella stagione appena conclusa, si è aggiudicato il suo primo trofeo, la Coppa di Svizzera, aggiornando il suo palmares, rimasto fermo ancora alle grandi, trionfali affermazioni con la Primavera della Juventus, portatrici di disilluse promesse non mantenute.
(a cura di Gianni Gardon)