Il pubblico interista di San Siro ha applaudito Zdenek Zeman. Ma non dopo la partita, come sarebbe stato logico dopo la grande lezione di calcio impartita dal Cagliari alla squadra di casa, ringiovanita rispetto all'anno scorso ma a quanto pare sempre da quinto posto. Lo ha fatto prima, all'annuncio delle formazioni, con un calore ben superiore rispetto a quello riservato a Mazzarri. Siccome questa situazione si ripropone in quasi tutti gli stadi d'Italia, Roma in testa, con poche eccezioni (lo Juventus Stadium, per dirne una: ma non bisogna confondere la freddezza con gli insulti), viene da chiedersi come mai l'appassionato di calcio italiano sia da decenni innamorato di Zeman a prescindere dai suoi risultati (quasi sempre in linea con il valore delle rose, peraltro) e dai ragazzi lanciati (tantissimi, ma è stata più una gioia per i Casillo della situazione che per i tifosi). Parliamo di appassionati non a caso, perché il tifoso becero non fa testo: dall'alto del suo divano lui guarda soprattutto la 'bacheca' e pazienza se guidando Juventus, Milan e Inter sia di solito più facile vincere che guidando il Foggia (hanno alzato trofei anche Trapattoni o Leonardo, per dire). Insomma, cos'ha Zeman che ci è entrato dentro e che soprattutto entra dentro ai suoi giocatori? Non certo la tattica: un milione di allenatori gioca con il 4-3-3. A proposito: la rigidità di Zeman, in questo senso, è un falso mito visto che fra il Foggia o la Roma di fine anni Novanta e le ultime squadre allenate dal tecnico boemo, dal bellissimo Pescara di anni fa alla stessa Roma, c'è una differenza evidente di copertura del campo (l'ultimo Zeman è molto più 'corto' e quindi coperto), anche se i gol fatti raramente mancano all'appello. Di Zeman conquista il suo insegnare calcio, migliorando chiunque (quasi sempre gente di medio-basso livello, rapportata alla categoria) il club gli metta a disposizione: atteggiamento che non è in contraddizione con il conquistare risultati, ma che comunque porta a valutazioni diverse da quelle del genere 'avete vinto-bravi avete perso-scarsi'. Quanto al personaggio Zeman, tutto è tranne che costruito: magari l'hanno ingigantito i media, per l'evidente diversità rispetto agli 'uomini di calcio', ma lui è sempre rimasto fedele a se stesso senza compromessi. Di certo non frequenta giornalisti per avere mezzo punto in più in pagella e nemmeno ha mai guidato club legati ai media più potenti. Per vincere forse è necessario essere furbi, ma farsi rispettare è un altro sport.
Twitter @StefanoOlivari
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