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Redazione

11 gennaio 2015

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Anche al Milan, come al Barcellona o alla Piripicchiese, il colpevole è l'allenatore. Per la gioia di giornalisti e degli stessi suoi tifosi, convinti di capire di calcio più di uno che ha giocato da professionista per 20 anni come Pippo Inzaghi. Dopo l'1 a 1 di Torino, con il modulo 5-4-0 adottato nel finale, per la prima volta si sta parlando dell'inadeguatezza di un allenatore che è succeduto a Clarence Seedorf proprio in virtù del suo aziendalismo, ma che proprio di aziendalismo sta morendo. Da una parte Galliani che continua a parlare di rosa da Champions League, quando è evidente la mediocrità di quasi tutti i titolari (ad andare bene riserve nel Milan di pochi anni fa), dall'altra le visite motivazionali di Berlusconi che fanno credere a tutti (a tutti quelli che ci credono) che lo status di un club sia immutabile nel tempo, in mezzo le truppe mediatiche che più o meno sono quelle di una volta ma che in età senile non sanno distinguere De Sciglio da Maldini o Bonaventura da Donadoni. Senza contare i giocatori pompati mediaticamente in quanto appartenenti a una certa scuderia, con chirurgici 5,5 invece di più concreti 4 nelle pagelle (cioè gli unici articoli letti nei giornali). La cosa fantastica è che ci si accorge del difensivismo di Inzaghi soltanto in base ai risultati, quando proprio la prudenza e l'accortezza tattica (sorvolando sulla declinazione catenacciara del 'falso nueve', con Hidegkuti che si sta rivoltando nella tomba a anche Totti che avrebbe qualcosa da dire) sono state alle base del discreto girone di andata della squadra rossonera. Dopo migliaia di articoli in esaltazione delle barricate di Herrera, Rocco, Trapattoni, eccetera, non si può linciare Inzaghi perché sopra fortunosamente di un gol e con un uomo in meno a 10 minuti dalla fine mette un difensore centrale come Alex al posto di Menez. Avesse portato a casa i 3 punti, sarebbe stato 'Cuore Milan' o 'Rocco 2.0'. A dirla tutta, da attaccante Inzaghi sa bene che ci si difende meglio tenendo il pallone lontano dalla propria area, ma non era la situazione per una prima punta come Pazzini, mentre El Shaarawy sarebbe stato più adatto al momento ma evidentemente chi lo vede allenarsi ogni giorno deve averlo ritenuto impresentabile. La conclusione è sempre la solita: squadre costruite male e secondo logiche non solo sportive (la vicende Torres e Cerci sono in questo senso esemplari) possono al massimo vivere alla giornata, con un apprendista allenatore come parafulmini. E il 'Berlusconi, vendi' che sta impazzando sul web ma ovviamente non sui media tradizionali si scontra con la valutazione eccessiva (non il miliardo delle interviste, ma 600 milioni di euro tutti) che il presidente rossonero continua a dare a una realtà che possiede da 29 anni. Non sarebbero troppi, visto che i soldi li ha ancora e che da sempre detesta i mezzi giocatori. Ma il tempo passa per tutti. Twitter @StefanoOlivari

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