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Il pentimento di Berlusconi

Redazione

19 gennaio 2015

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Pippo Inzaghi sulla panchina del Milan sta facendo nettamente peggio di Clarence Seedorf, volendo confrontare a parità di partite di serie A due situazioni finanziariamente simili: in 19 gare di campionato, cioè l'intero girone di ritorno della scorsa stagione, la media di Seedorf fu di 1,84 punti a partita, mentre quella attuale di Inzaghi, quindi nell'intero girone di andata, è di 1,15: una differenza imbarazzante, pur con l'asterisco che il girone di andata di Inzaghi è stato migliore (di 4 punti) rispetto a quello di Allegri lo scorso anno (ma Allegri aveva anche la Champions). Insomma, a parità di non esperienza da allenatore (anzi, con un leggero vantaggio per Inzaghi che veniva da due anni di settore giovanile), Inzaghi è molto al di sotto dell'altro tecnico sotto contratto con il Milan (fino al giugno 2016, 5 milioni di euro lordi a stagione), dettaglio da non dimenticare quando si scrive di esoneri e di grandi scenari. Il più suggestivo di questi scenari sarebbe quello del ritorno di Arrigo Sacchi, con un ruolo Galliani che ha paragonato a quello ricoperto in FIGC nell'era Prandelli: peccato che nessuno mettesse in dubbio il fatto che Prandelli fosse un allenatore di alto livello e che in azzurro stesse lavorando bene, mentre un Sacchi supervisore del settore giovanile del Milan inevitabilmente sembrerebbe un tutore anche se a 69 anni (essendo come tecnico finito da quasi 20) il ritorno su una panchina di serie A è lontanissimo dai suoi pensieri. E quindi? Detto che il Milan ha gli stessi punti di un'Inter gestita da allenatori di esperienza come Mazzarri e Mancini, Inzaghi nel breve non rischia ma come immagine si sta bruciando il futuro. Al di là del teatrino del venerdì, Berlusconi sta infatti prendendo le distanze da un Milan che giudica figlio delle scelte di Galliani, con Inzaghi (da Berlusconi stimato come persona pur non condividendo certe scelte tattiche, prima fra tutte Pazzini in panchina e l'insistenza su Menez 'falso nueve') che non è nemmeno la peggiore. Il mitico terzo posto, raggiungibile da chiunque, è 'solo' a 7 punti di distanza,  un Berlusconi più entusiasta potrebbe fornire benzina a Inzaghi con relativa facilità, forse con il 'suo' Seedorf l'avrebbe già fatto. A proposito: la pazza idea, che poi tanto pazza non sarebbe, è in circolo. Un pentimento pubblico di Seedorf, per le frasi (fra l'altro fondatissime, come si è visto) sulla rosa non da Milan, potrebbe favorire un pentimento anche di Berlusconi: quasi impossibile vedere un Seedorf bis, ma una transazione senza ostilità potrebbe dare al Milan i soldi per un nuovo allenatore e rimettere Seedorf sul mercato. Di certo, con il senno di poi, Berlusconi si è pentito di non avere difeso Seedorf, anche se nella sua testa affermare che il Milan non è da Champions rimane un peccato più grave dell'essere un allenatore scarso. Chi frequenta Arcore, dove il presidente ha seguito Milan-Atalanta insieme alla figlia Barbara, sostiene che abbia in mente di tornare in campo operativamente in prima persona visto che qualsiasi scelta dirigenziale (in un mondo logico verrebbe ingaggiato Capello, ormai in uscita dalla Russia) di alto profilo sarebbe una sconfessione pubblica dell'operato di Barbara e di Galliani. Recuperare i due terzi vuoti di San Siro (ieri 27mila persone teoriche, fra paganti e abbonati, in realtà molte meno) sarà più difficile che arrivare a Destro o Siqueira, ma è certo che se Berlusconi ci metterà la faccia alla fine i tifosi accetteranno per la panchina 2015-16 anche una nuova scommessa, da un guarito Van Basten in giù. Twitter @StefanoOlivari

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