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Redazione

26 febbraio 2015

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Nessuno sa se Alexis Tsipras riuscirà a salvare la Grecia dal default. È però certo che il calcio gli ha offerto l'opportunità di dimostrarsi il primo minsitro più coraggioso del 2015. La scelta del suo governo è nota: stop al calcio professionistico greco fino a quando non sarà risolto il problema della violenza, o quanto meno la federazione greca non tiri fuori un piano credibile. Gli incidenti prima, durante e dopo Pahathinaikos-Olympiacos di domenica scorsa non sono stati né imprevedibili né imprevisti, ma un copione uguale ormai da decenni. Per la verità nemmeno gli stop all'attività sono un inedito, ma questa volta l'ipotesi di andare avanti a oltranza sembra più forte. Ma come si è arrivati a tutto questo? Intanto bisogna dire che il movimento ultras greco ha alcune peculiarità rispetto a quelli di paesi più mediatizzati a livello europeo, come Inghilterra, Germania, Olanda e Italia. Prima di tutto è di nascita più recente, i tardi anni Settanta (quindi un decennio dopo i 'nostri'), con modelli di importazione anche molto contrastanti fra di loro, dallo skin-head al mod. In secondo luogo la loro connotazione politica, con l'estrema destra in varie declinazioni a prevalere, è anch'essa più recente (metà anni Ottanta) ed è arrivata sostanzialmente fino ai giorni nostri. Una politicizzazione che, per lo meno negli stadi, in Italia ad esempio non c'è quasi più. Terza caratteristica del movimento ultras greco, stando ad ultras italiani in rapporto costante con i 'colleghi': il collegamento con qualsiasi tipo di protesta di piazza è diretto, lo stadio ad Atene e Salonicco non è la classica valvola di sfogo ma l'innesco di violenze e devastazioni nel resto della città. Con poche possibilità di controllo, non essendo gerarchizzate (un personaggio noto in tutta Europa è Iannis Ladopoulos, leader di una fazione dell'Olympiacos, i famosi Gate 7 che le squadre italiane in trasferta hanno ben conosciuto) nemmeno le curve più famose. Non è un caso che la tifoseria italiana ritenuta più affine, dagli stessi greci, sia quella della Roma, divisa in mille sottogruppi. Altra notazione: in Grecia i biglietti non sono nominativi, nessuna politica di prevenzione è mai stata possibile fino ad oggi nemmeno volendola fare. E quindi? Sulla politica economica sospendiamo il giudizio, ma sul calcio Tsipras ha dimostrato di fregarsene del teorema 'panem et circenses' e questo merita di essere sottolineato. Tutti i violenti che prima esercitavano la loro arte allo stadio e in piazza, adesso se li ritroverà soltanto in piazza. Twitter @StefanoOlivari

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