Sono cominciati i playoff di basket della stagione 2014/2015, che tutti gli addetti ai lavori, la Lega e la Federazione annunciano come certamente spettacolari ma che, a ben guardare sembrano già assegnare il premio all'Olimpia di Milano, quindi scontati. La strada per la vittoria del titolo passa per quarti, semifinali e finale al ritmo di una partita ogni 48 ore. Conteranno quindi freschezza atletica, rotazioni e profondità della panchina. Un solo acquisto, voluto da Venezia, per il resto gli allenatori hanno preferito resistere alla tentazione e non turbare gli equilibri creati dopo mesi di acquisti e cessioni all'ordine del giorno.
La squadra di Banchi ha a disposizione il roster più completo e profondo delle otto finaliste, con giocatori che possono giocare in più ruoli e molti "panchinari" che in molte, se non tutte, le concorrenti, partirebbero per merito nello starting five. La solidità di Samuels, per molti il vero vincitore del premio per migliore giocatore, l'imprevedibilità di Alessandro Gentile, la mano fatata di Kleiza, il fosforo che è in grado di portare Hackett e la fame di vittorie di Moss, giunto forse alla sua ultima battaglia post season, difficilmente troveranno qualcuno in grado di opporsi alla corsa verso il titolo. Unico rischio dar per vinto quello che non lo è come, forse, è accaduto a Sassari in coppa Italia. Ma si sa: dagli errori si impara. Banchi vuole il Three-peat personale e sa gestire un gruppo che sulle 7 partite (la finale si dà per scontata) potrà far vedere tutto quel che vale.
Venezia si presenta al via con un gruppo assemblato con pazienza e arricchito dopo l'ultima giornata con l'arrivo di Aradori, che molti davano in quel di Sassari, proveniente dalla Spagna e voglioso di giocare i playoff. Il gruppo ha individuato il suo leader nel capitano Goss cui l'aria salmastra e l'umidità dell'entroterra Veneziano paiono giovare. Accanto a lui Peric, a tratti immarcabile, Stone, Viggiano e Ortner. Recalcati, che i playoff li gioca per vincerli e mira a battere il record che condivide con Bianchini di tre scudetti in tre squadre diverse, sa che la sua squadra può soffrire sotto canestro, ma sa anche che sul perimetro difficilmente le avversarie potranno competere con il dinamismo dei propri giocatori.
Reggio Emilia è forse la sorpresa più grande del campionato, più che altro per la scarsa considerazione di cui ha goduto nella prima parte della stagione. Al momento tra le inseguitrici è la meno accreditata, ma si trova in uno stato di forma che lascia ben sperare. Menetti ha mixato italiani e stranieri, dando spazio a Cinciarini, Polonara e Cervi, ma attingendo a piene mani dall'esperienza di Kaukenas, Diener e di Lavrinovic, a lungo atteso, rientrato dopo un grave infortunio, ma di fortissimo impatto e solidità difensiva e offensiva. L’innesto di Chikoko nella parte finale del campionato ha aumentato la profondità della panchina in una rotazione strategica come quella dei lunghi, dove è più facile andare in sofferenza.
Trento si presenta al via con i trofei di miglior Coach (Buscaglia), miglior DS (Trainotti) e miglior giocatore (Tony Mitchell). Esordiente assoluto con il miglior piazzamento di sempre in regular season (nessuna neopromossa è mai arrivata più in alto di Trento), l'Aquila ha come avversario Sassari che ha battuto due volte su due durante il campionato. Un primo turno abbordabile quindi e con il vantaggio del fattore campo per Mitchell, Sanders, Pascolo, Farray, Owens e Arwood, che rischiano di pagare l'inesperienza di chi siede per la prima volta al tavolo delle grandi. Proprio Mitchell però vuole anche il premio di MVP dei playoff: chiaro per tutti?
Sassari per voce del suo allenatore arriva ai playoff con la voglia di uscire del campionato, diventato all'improvviso troppo lungo e anche un po' avaro di risultati. Sacchetti vede quindi i playoff come una liberazione: ricucito lo strappo con Sosa e con Lawal, Brooks e Logan che hanno esibito a Cremona una prestazione super, il Coach si prepara alla guerra con una truppa che finora si è comportata benissimo in battaglia, ma ha dimostrato di logorarsi in fretta negli scontri ripetuti.
Brindisi ha avuto una stagione travagliata: tanti infortuni tra i lunghi non hanno mai permesso di schierare al completo quello che pareva essere il reparto meglio allestito del campionato. Bucchi ha trovato in Pullen una vera e propria polizza salvavita, mentre ha avuto un apporto molto discontinuo dal resto della truppa. Alla sua terza stagione a Brindisi, il coach deve compattare il gruppo che battaglierà con Reggio Emilia, senza nulla da perdere ma, anche, senza essere sconfitto in partenza.
Cantù ha agganciato i playoff sul campo di Roma grazie, anche, a una prestazione NBA di Metta World Peace che, da vero campione, pare aver iniziato a sentire l'odore della sfida. Sacripanti esalta i meriti di un gruppo che ha subito un forte impatto dall'arrivo della stella NBA e all'interno del quale, più di qualcuno si è trovato improvvisamente in ombra. L'obiettivo minimo è raggiunto e ora Cantù può riuscire solo se Johnson Odom, Feldeine, Stefano Gentile e Shermadini riusciranno a costituire una solida struttura su cui innestare le giocate di Artest.
Bologna si presenta ai playoff da unica vera outsider: ultima e alquanto sorpresa di essere tra le prime otto, è la squadra che, al netto della penalizzazione, ha ottenuto il miglior risultato rispetto alle attese (proprie e degli altri). Buona volontà a parte, difficile pensare a Cuccarolo, Reddic o Mazzola in grado di contenere Samardo Samuels mentre la panchina corta, a lungo andare potrebbe dare dei problemi. L'impressione è che Valli non si aspettasse la post season, ma l'occasione è ghiottissima per far fare esperienza ai suoi, in particolar modo la pattuglia degli italiani e in primis a Simone Fontecchio, fresco di eleggibilità ai draft NBA e del premio come miglior giovane della serie A. Imbrò, Gaddy e White sono chiamati a ricalcare le gesta di Davide contro Golia senza fionda, ma con tanta buona mira.
Luigi Ceccon, per Guerin Basket