Il Barclays Center di Brooklyn sarà la nuova dimora di Andrea Bargnani. No non è un errore ma la semplice cronaca di un clamoroso dietrofront (non certamente il primo, chiedere per informazioni a DeAndre Jordan) in questo pazzo e dorato mercato NBA. Sembrava un matrimonio in attesa dei crismi dell’ufficialità quello tra Andrea Bargnani e i Sacramento Kings, e invece ecco il colpo di scena: il Mago è un nuovo giocatore dei Brooklyn Nets. Una retromarcia inaspettata mentre i dibattiti legati alla sua adattabilità agli schemi di George Karl, tecnico dei Kings, avevano già preso il largo e Sacramento assumeva sempre più i contorni di una Little Italy in salsa NBA, vista la presenza nel rooster anche di Marco Belinelli.
I 23 km che separano il Barclays Center di Brooklyn dal Madison Square Garden gli eviteranno le noie del trasloco ma l’ormai ex Knicks si augura (verosimilmente) che quel breve tragitto abbia un valore diverso, simbolicamente superiore rispetto ai 30 minuti che dividono i due mondi, così diversi, della New York della palla a spicchi. Bargnani è reduce da due stagioni caratterizzate più dagli infortuni che dalle gioie sul parquet, e da un rapporto non esattamente idilliaco (per usare un eufemismo) con la stampa newyorchese, una delle più ondivaghe dell’intero pianeta, nelle quali il Mago è stato costantemente al centro del mirino. E’ stato individuato come il capro espiatorio delle ultime deludenti stagioni targate Knicks ed oggetto di critiche, talvolta anche spropositate, dovute anche ad un carattere tutt’altro che accomodante emerso nei confronti di un ambiente con cui la scintilla non è mai scoccata.
L’ormai ex Knicks e Toronto sbarca così nel mondo Nets. Una franchigia il cui mondo è stato capovolto con l’entrata in scena di Michail Prochorov, oligarca russo poco propenso al concetto di sconfitta. E così la squadra che fino a quel momento rappresentava un’uscita autostradale (la 16 W per l’esattezza) ha acquisito dimora a Brooklyn e un peso maggiore nella lega, grazie agli ingaggi di Kevin Garnett e Paul Pierce - ok, non più ventenni ma giocateci voi contro – e ad alcune operazioni in sede di mercato che hanno fatto storcere più di qualche naso ai piani alti dell’NBA. I Nets vivono un momento di transizione dopo la “belle epoque” dei primi anni targati Prochorov, una squadra che punta alla post-season nonostante l’addio di Deron Williams, in virtù anche di una Eastern Conference che non vive esattamente l’età dell’oro. Con due lunghi come Brook Lopez e Thaddeus Young, Bargnani sbarca in una franchigia che può assicurargli maggior minutaggio rispetto ai Sacramento Kings, al posto di Mirza Teletovic partito in direzione Phoenix Suns. Una scelta ponderata quella del Mago, che firmando un biennale al minimo salariale (1,4 milioni di dollari) con opzione sul secondo anno ha così lasciato sul piatto almeno mezzo milione di dollari in più che gli venivano offerti dai Kings.
Una scelta chiara, che trasuda quella voglia di parquet spesso latitante secondo quegli opinionisti newyorchesi che non hanno mai smesso di attaccarlo. Ed è forse in quest’ottica che possiamo leggere l’approdo al mondo Nets: ci sono milioni di critiche da far sparire, questo è un lavoro da Mago.
Stefano Sulis