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Il record che Durant non voleva

Il record che Durant non voleva

Redazione

19 aprile 2016

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Sono finalmente iniziati i playoff NBA, senza alcun appassionato di pallacanestro del mondo che si chieda se la NBA rispetti o no le regole FIBA (la risposta è che non le rispetta, ma la FIBA ha troppo bisogno delle sue stelle per le nazionali), pena l'esclusione di di Team USA dalle grandi manifestazioni o di Los Angeles dalla corsa ai Giochi del 2024. Il tema del giorno è senz'altro quanto valgano i Golden State Warriors senza Steph Curry, infortunatosi alla caviglia in Gara Uno dopo un inizio di partita mostruoso, 24 punti in 17 minuti ma soprattutto l'interruttore della corrente acceso a beneficio dei compagni. In garadue Curry è stato tenuto a riposo da Kerr, ma il risultato è cambiato soltanto nelle proporzioni: i Rockets, squadra da NBA 'vecchia' e per certi aspetti deteriore, cioè predicata sulle stelle (al di là dei limiti psicologici di Harden e Howard), possono permettere a all'MVP un riposo anche più lungo anche se adesso la serie sposta a Houston e magari ci sarà bisogno che Curry per qualche minuto si alzi dalla panchina. In garadue Klay Thompson ha preso anche statisticamente lo scettro del comando, ma la partita fino alla fine del terzo quarto è stata in sostanza aperta, fino a quando tutto il supporting cast di Thompson e Draymond Green ha messo il suo mattoncino. La multa di 25.000 dollari inflitta dalla NBA a Stan Van Gundy è pari a metà di quanto guadagnano alcuni allenatori della nostra serie A, ma è chiaro che tutto è in proporzione. Il punto interessante della vicenda è che le critiche agli arbitri da parte dell'allenatore dei Pistons non sono state offensive ma per così dire 'tecniche'. Van Gundy non ha evocato alcun complotto, ma si è limitato a dire che a LeBron James vengono fischiati pochi falli in attacco in proporzione al suo modo di giocare. Il discorso sul campione tutelato o da tutelare, mantra giornalistico anche nostrano. Poi Van Gundy ha fatto anche marcia indietro, affermando che comunque le partite le decidono i giocatori, ma il sasso era ormai stato lanciato e la NBA si è innervosita perché si è toccato un nervo scoperto che va al di là della serie di primo turno fra Cavs e Detroit: da un arbitraggio alla lettera del regolamento, ma diciamo pure nello spirito del gioco, per quanto riguarda passi e sfondamenti, alcune stelle uscirebbero parzialmente ridimensionate. Fra queste James, che al di là di Curry MVP è tutt'ora il leader della NBA. Per sbagliare molti tiri nei playoff NBA devi essere molto bravo, diversamente il tuo allenatore non ti lascerebbe in campo. Per questo il record di tiri sbagliati in una gara di post-season era detenuto da Michael Jordan, con 26. E per questo da ieri lo condivide con lui Kevin Durant, il cui 7 su 33 nella imprevista sconfitta dei suoi Thunder contro i Mavs va al di là delle percentuali, perché mai KD aveva tirato così male in vita sua né era parso così nervoso. Già da garatre si riprenderà, c'è da scommetterlo, ma non è certo un grande inizio di playoff per Thunder arrivati anche loro alla fine di un ciclo in cui non hanno vinto l'anello per diversi motivi, dagli infortuni ad un gioco spesso ridotto ad un'esibizione di Durant e Westbrook, che nel corso degli anni ha triturato tutta la classe media transitata da Oklahoma City e che nemmeno un allenatore di college come Billy Donovan è riuscito a rendere qualcosa di simile a un sistema.

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