La storia della pallacanestro italiana moderna si dividerà in prima e dopo il torneo di qualificazione olimpica che inizia oggi a Torino, con la finale di sabato sera a decretare chi delle sei partecipanti sarà in gara ai Giochi di Rio. Non è per noi un semplice fatto sportivo, ma l'ultimo appello per la generazione NBA (Gallinari, Bargnani, Belinelli, Datome che ci è stato e Gentile che ci andrà) ed un investimento enorme, in termini finanziari e politici, da parte della federazione di Petrucci. La qualificazione aprirebbe davvero la seconda era Messina in azzurro, con effetti di un certo tipo su programmazione e immagine della Nazionale, mentre una mancata qualificazione, anche battendosi con onore, sarebbe senza mezzi termini un fallimento. Non sarà insomma possibile uscirne battuti ma fra gli applausi, come è stato per l'Italia di Conte. Il torneino, gemello degli altri due che si svolgono in quasi contemporanea a Belgrado (favorita la Serbia) e a Manila (favorita la Francia, ma occhio alla Turchia), si articola in due gironi a tre che qualificano alle semifinali le prime due. E il calendario è 'casualmente' amico degli azzurri, visto che avere la Croazia nel girone significa, nel caso non scontato che si arrivi primi, avere in semifinale una squadra modesta, cosa che evidentemente dall'altra parte non potrà succedere alla Grecia. Inoltre dopo aver giocato stasera con la Tunisia e domani con la Croazia, la Nazionale prima delle semifinali di venerdì avrà un giorno di riposo in più rispetto al Messico o alla Grecia, nostri possibili avversari che sempre casualmente giocheranno fra di loro mercoledì. Chiaramente bisogna battere la Croazia, ma sono discorsi banali visto che alla fine se ne salverà soltanto una. La Tunisia è una squadra modestissima, che ha perso per infortunio il suo uomo migliore, Mejri, e che ha nel tiro dalla distanza, almeno a livello africano, il suo punto di forza: dotata di naturalizzato tarocco (Roll), è vittima designata. Il nostro torneo inizierà sul serio domani sera contro la Croazia di Aco Petrovic, che proprio il fratello dell'immenso Drazen ha presentato come squadra dalle ambizioni limitate. Pretattica pura, visto che il suo livello dei singoli è simile al nostro: dagli NBA Bojan Bogdanovic ed Hezonja aelle conoscenze della serie A Simon, Stipcevic e Ukic, passando per stelle finora solo europee come Saric, la squadra croata (dove uno spazio potrebbe ritagliarselo anche il baby figlio d'arte Marko Arapovic) può tranquillamente fare il colpo. Si parla molto della Grecia perché indubbiamente Antetokounmpo è l'uomo da copertina (nel roster anche suo fratello), ma la squadra di Katsikaris ha perso tanti uomini chiave: essere senza lo Spanoulis degli ultimi tempi è un bene, ma senza Printezis, Sloukas, Papanikolau e Zisis sarà dura. Certo una nazionale con Bourousis, Perperoglu, Koufos, Mantzaris, eccetera, deve essere rispettata. Degli azzurri si sa tutto: mancano creatori di gioco e quindi tanto vale cavalcare come playmaker il fisico di Hackett, per il resto impossibile rinunciare ai tre NBA e a Datome, cioè a uno dei migliori giocatori dell'ultima Eurolega. Tutto da definire il ruolo di Alessandro Gentile, visto che il ruolo di scheggia impazzita che esce dalla panchina potrebbe stargli stretto, è probabile che Messina non utilizzi troppo Bargnani preferendo un impiego di Cusin e Cervi che consegni ancora di più al squadra in mano a Gallinari. La sua leadership intelligente, esercitata senza mangiare tutti i palloni, è in fondo il nostro migliore schema. Questa Italia ha qualità e questa generazione non può accontentarsi di una bella sconfitta, perché Rio è l'ultima chance olimpica che ha nei migliori anni della propria vita.
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