La serie A di pallacanestro è sempre più il festival degli sconosciuti, a mercato chiuso (cioè mai) si supereranno di molto i cento volti nuovi, ma i dati del pubblico nei palazzetti dicono che è tutt'altro che in crisi. La scorsa stagione regolare ha avuto una media di spettatori vicina ai 4.000, per l'esattezza 3.967: numeri paragonabili a quelli dei meravigliosi anni Novanta, quando in campo c'erano tanti grandi imprenditori con budget senza limiti, e di molto superiori a quelli dei mitici anni Ottanta. Numeri anche da interpretare, perché in alcune piazze la tendenza è verso il calo, anche se si parla di poche decine di spettatori. Diverso il discorso televisivo: Cremona-Capo d'Orlando non interessa a quasi nessuno fuori da Cremona e Capo d'Orlando, ma si potrebbe fare quasi lo stesso discorso anche per Milano-Torino. La scarsità di personaggi riconoscibili, al di là del valore sportivo, tiene lontani sia il pubblico generalista sia quello delle 'altre' squadre.
Questo non toglie che la stagione 2016-17 sarà ricca di spunti di interesse, anche in chiave azzurra e chiunque diventi commissario tecnico dopo il triste ritorno di Messina: magari Messina stesso, ma su altre basi, forse Sacripanti, forse altri, mentre Scariolo è evidentemente troppo bravo nelle competizioni per nazionali per essere preso in considerazione. Delle 16 squadre ben 13 hanno in panchina l'allenatore dell'anno scorso e si fa prima quindi a indicare le novità: Kurtinaitis a Cantù, Bucchi a Pesaro e soprattutto Meo Sacchetti, campione d'Italia un anno fa con Sassari, che riparte da Brindisi. Significa che ormai il tecnico è l'unico punto di riferimento in club in cui da un mese all'altro cambia tutto, dai giocatori ai dirigenti: sarebbe una cosa molto positiva, se si riuscissero a trattenere i talenti formati con tanti rischi, ma questo nell'Italia di oggi è ormai impossibile.
La Milano scudettata non è una squadra completa, ma di più. Fra gli obbiettivi di quest'anno c'è anche un'Eurolega dignitosa e quindi una rosa a 15 giocatori ci sta anche se poi nelle partite vere Repesa dovrà fare delle scelte. Diciamo che ci sta perché da quest'anno la stagione regolare di Eurolega sarà di 30 partite e andando un po' avanti in tutte le competizioni non è strampalato ipotizzare che si arrivi in zona 80, amichevoli escluse... I nuovi ingaggi sono tutti di qualità: Raduljica è stato uno dei migliori giocatori visti a Rio e come al solito con la Serbia ha dato il meglio, sottocanestro è un mostro anche se il numero di squadre cambiate in carriera dice molto del suo carattere (se a 28 anni uno come lui ha combinato così poco una ragione ci sarà); Hickman è un playmaker affidabilissimo per l'Europa, arriva dal Fenerbahce ma è stato l'eroe dell'Eurolega vinta proprio a Milano due anni fa dal Maccabi di Blatt; Zoran Dragic in Europa è una buona alternativa come guardia o ala piccola, per usare termini obsoleti. Soprattutto è arrivato un gruppo di italiani che ha un presente e un futuro: Pascolo, Abass, Fontecchio, La Torre. Uno sarà forse prestato, ma è certo che quasi tutti troveranno grande spazio soprattutto nel campionato italiano e questa è senz'altro una buona notizia.
L'estate di Alessandro Gentile è stata strana, dopo il quasi-annuncio di approdo in NBA: non si può dire che nel preolimpico abbia brillato, ma di certo non è stato fra i peggiori (anzi). Da quell'esperienza è uscito con la coscienza di dover fare passi avanti sotto il profilo tecnico, soprattutto nel tiro da fuori (e i giorni passati in America con Mike Penberthy non possono che avergli fatto bene), ma forse anche di avere una dimensione al massimo europea se ci riferiamo a giocatori giocanti e non a dispensatori di cinque alti. Si può anche dire che nella NBA nessuno, a partire dai Rockets che ne detengono i diritti, l'abbia voluto alle sue condizioni e che per il suo carattere sia in definitiva meglio essere a 24 anni uno vero in Europa che uno finto in America. Poi fra le conferme Kalnietis, Cinciarini e Simon come esterni, Macvan, McLean e il decisivo Sanders a supporto di Raduljca, Cerella come scaldapubblico, Repesa non un creativo ma un credibile garante di una squadra più slava e con un'identità tecnica ancora più forte dell'anno scorso.
Discorso per lo scudetto scontato, ma la pallacanestro e altri sport grazie ai playoff hanno l'intelligenza di tenerlo aperto fino a giugno. E alla fine, se Reggio Emilia, non fosse arrivata alla fine sulle ginocchia e con gli uomini contati... Molto interessante invece il discorso per l'Europa che conta, nella stagione del grande caos causato dalla FIBA con la sua Champions League senza campioni. Al di là dei risultati quella scelta da Armani è una via interessante: non fenomeni incompresi dalla NBA, ma giocatori dichiaratamente da Europa. La NBA è là e la guardiamo tutti, ma esserne la serie B non è una buona idea.
Twitter @StefanoOlivari