Ci voleva lo stimolo dei Thunder perché Kevin Durant e i Golden State Warriors dessero una dimostrazione impressionante della loro potenza di fuoco: alla Oracle Arena 122 a 96 con 39 punti (29 nella prima metà gara) dell'osservato speciale, unico colpo di mercato emozionante in un'estate NBA sonnacchiosa. Partita senza storia, con vivisezione di ogni sguardo fra Durant e Russell Westbrook, rimasto in Oklahoma e senz'altro fra i fuoriclasse NBA quello più caldo in questo inizio di stagione. Dopo otto stagioni insieme i due non si sono nemmeno salutati all'entrata in campo, né hanno salutato qualcuno della squadra avversaria: clima da playoff, con tensioni degne dei vecchi Shaq contro Kobe che dopo un po' di volte erano diventati però una recita fra maschere consapevoli della parte in commedia. Il più carico all'inizio sembrava Westbrook, che si è presentato al riscaldamento con la pettorina da fotografo, riferimento alla passione di Durant per la fotografia e chiaro messaggio: ai Thunder insieme a me trascinavi i compagni, agli Warriors invece potresti a stare a guardare i compagni giocare. Al di là di queste schermaglie e di ciò che poi si è visto in campo (per Westbrook 20 punti), è clamoroso che i due non si parlino dal momento in cui Durant ha annunciato il suo passaggio a Golden State. Abbiamo letto (non abbiamo un rapporto personale con Durant e Westbrook, come invece sembra abbiano molti giornalisti e blogger italiani) che KD aveva informato l'ormai ex amico non a voce, ma con un sms: forse a indispettire Westbrook è stata la modalità più che la sostanza, visto che in una lega basata sul business raramente si sentono critiche a scelte di convenienza personale. Carico però era anche Durant, al punto che il cosiddetto trash talking di Golden State stando alle dichiarazioni post partita ha superato di molto il livello medio. Quanto alla mancata stretta di mano, lo stesso Durant ha chiarito che prima delle partite lui non stringe mani a nessuno. E quindi? Contro questa tendenza dei superteam non c'è alcuna difesa regolamentare possibile, in uno sport dove quelli bravi possono migliorare di tantissimo il rendimento di quelli meno bravi (infatti il sesto o il settimo di quasi ogni squadra potrebbe indifferentemente giocare lì o in Europa, e alcuni di quelli più in basso faticherebbero nella nostra A2), per l'idea americana di equità competitiva questo è un grosso problema visto che nella lega già ci sono (non certo i Thunder orfani di KD) almeno 15 squadre su 30 che giocano per finta.