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Dopo mesi di silenzio il giocatore italiano ha spiegato su Facebook che non ha al momento intenzione di tornare in campo. Che torni o no, il bilancio della sua carriera è già più che possibile...
Che fine ha fatto Andrea Bargnani? Negli ultimi mesi ce lo siamo chiesti in tanti, visto che la prima scelta assoluta 2006 della NBA (piaccia o no, sarà ricordato soprattutto per questo) aveva fatto perdere le sue tracce dopo la breve esperienza a Vitoria e che le voci sul suo rientro provenivano da chi voleva farsi pubblicità con il suo nome, mai da lui o dal suo entourage. Tre giorni fa, tramite la sua pagina Facebook, la risposta, anzi la non risposta, è arrivata da Bargnani stesso: “Ciao Ragazzi, l’altro giorno sono andato sulla mia pagina Facebook dopo molto tempo ed ho letto molti dei vostri messaggi. Prima di tutto mi scuso con voi per la mia “vergognosa” non propensione ai social network e per tutti i messaggi non risposti. In tutti (o quasi tutti) i messaggi mi chiedete sempre le stesse cose, che sono poi le domande che mi fate per strada quando mi fermate per salutarmi: ovvero come sto fisicamente e quando torno a giocare. Quindi volevo dirvi che fisicamente sto bene ma, dopo l’interruzione da me voluta dei miei ultimi due contratti, io non sto cercando squadra. Tutte le notizie che avete letto su di me sui giornali, soprattutto quelle di mercato, sono state inventate di sana pianta da chi le ha scritte (e fin qui mi pare che non ci sia nulla di nuovo ). ?Le motivazioni per cui non sto cercando squadra per tornare in campo sono molte e sono quasi tutte personali. Chi mi conosce tutte queste cose le sa’ già da mesi ma volevo dirle anche a voi , a quelli che mi seguono e mi tifano da tanti anni perché mi sembrava antipatico non darvi una risposta su questi punti dopo aver ricevuto centinaia di messaggi. Vi sono molto riconoscente per l’affetto che mi dimostrate e che mi avete dimostrato in passato...vi assicuro che è ricambiato....non si vede, ma è ricambiato”.
Un post scritto da Hong Kong, almeno così risulta, che non ha bisogno di troppe interpretazioni: un giocatore di 32 anni che non ha problemi fisici, a parte la logica usura dopo 10 anni di NBA segnati da parecchi piccoli infortuni, ma che non ha la minima voglia di tornare su un campo da basket ed è onesto nel non illudere né i suoi tifosi né se stesso. Non si parla di rientro in America, dove peraltro nessuno lo cerca più dopo le annate nei deprimenti, già di loro, Knicks e Nets, né in Europa dove un Bargnani motivato e senza pressione sarebbe in teoria un giocatore da fascia alta di Eurolega. In teoria, perché fra mettere insieme buone statistiche nella NBA (550 partite a 14,6 punti di media) e fare la differenza, nella NBA o in Europa, quando ogni pallone conta, c’è una differenza psicologica e tecnica enorme. Un concetto che può sfuggire giusto ad adolescenti, fanatici e piazzisti del prodotto.
Che i motivi di questo lungo e strano addio siano personali o risiedano nella mancanza di fuoco sacro verso la pallacanestro poco importa, il risultato è quello di un talento, di sicuro uno dei più grandi mai nati in Italia, ormai perduto. Un giocatore che ha mantenuto pregi (tiro e fludiità di movimenti) e difetti (difesa e soprattutto cattiveria a rimbalzo) di quando è entrato nella NBA, in un decennio che gli ha fruttato 73 milioni e mezzo di dollari di soli stipendi, senza contare sponsorizzazioni e altro. Un po’ il miglior Bargnani è capitato in un contesto medio-basso (solo due volte, con i Raptors, è andato ai playoff) con allenatori, Sam Mitchell in testa, che si intestardivano a farlo giocare come centro quando evidentemente il meglio lo poteva dare da stretch four (da ala forte con il tiro, in pratica) se non addirittura da ala piccola, un po’ lui si è accontentato dei suoi punti di forza, che indubbiamente c’erano: nella sua terza stagione americana tirò da tre con il 41%... E i tanti indizi con la maglia azzurra, da tre Europei disastrosi (non solo per lui) alle qualificazioni olimpiche mancate, costituiscono una prova enorme. Bargnani è stato clamorosamente sopravvalutato sia dalla NBA sia dalla pallacanestro italiana, che nella sua era (sua e di Gallinari-Belinelli, va ricordato) con allenatori diversi non è mai riuscita ad arrivare nelle prime quattro di una qualsiasi manifestazione, fallendo sempre la qualificazione per Giochi Olimpici e Mondiali. Magari lo vedremo ancora in campo, volendo sognare sarebbe stimolante per tutti una squadra di serie A della sua Roma costruita intorno a lui, però il miglior Bargnani si è già ritirato da anni. Ed è probabilmente rimpianto più da noi che da lui.
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