Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

La bolla di Poeta

La bolla di Poeta

Il trentacinquenne playmaker è stato il protagonista dell'incredibile vittoria di Cremona sulla Virtus Bologna. È lui l'uomo copertina italiano di una settimana che nel mondo del basket sarà ricordata per l'anello dei Los Angelese Lakers di LeBron James....

Redazione

13 ottobre 2020

  • Link copiato

Si è chiuso il primo campionato NBA giocato nella bolla, che ha laureato campioni i Los Angeles Lakers. Una storia già scritta per i più, con qualche voce fuori dal coro ma poco convinta, più per dovere che per altro. Una storia americana, appunto, con il titolo che doveva celebrare lo scomparso Kobe Bryant, ormai icona per i tifosi di tutto il mondo, e anche consacrare nell'aristocrazia del basket che conta LeBron James, eletto poi miglior giocatore della serie e vero dominatore di gara 6. Una carriera incredibile (4 titoli con 3 franchigie diverse, tutti da protagonista) per un giocatore poliedrico, in grado di tenere il campo in attacco e in difesa nei ruoli da 1 a 4, che da sempre però divide pubblico e tifosi di tutto il mondo. Forse per il suo modo di esporsi, sempre e comunque in prima persona, e per quel ruolo da protagonista che ha sempre cercato e accettato di recitare, che si sa, qualche invidia la attira. 

La Bolla di Orlando - Al di là del diciassettesimo titolo dei Lakers, a far riflettere è l'organizzazione che la NBA è stata in grado di mettere in campo per portare a termine il campionato e poi dar vita ai playoff. Definita "la bolla di Orlando", ha di sicuro funzionato. La NBA ha dettato una serie di regole che nascono da una considerazione: chi vuol far parte della NBA deve considerarsi della NBA e quindi deve obbedire a quanto viene richiesto. Il risultato è stato che giocatori e staff delle squadre (circa 35 persone per franchigia), hanno vissuto in isolamento dal mondo esterno (nella prima fase anche senza parenti, poi è stato permesso alle famiglie di raggiungere i giocatori), fino alla fine del campionato. Lo stesso i media che hanno seguito l'evento. Risultato: zero contagi e nessuna partita condizionata dall'assenza di giocatori o dalla paura di positività. Campionato, quindi, regolare. 

Un modello esportabile? - Difficilissimo esportare un modello del genere: il potere della NBA (economico e politico) non è paragonabile a nessun altro paese del mondo. Gli stipendi dei giocatori NBA sono tra i più alti al mondo e questo dà a questa associazione un fortissimo potere di negoziazione. Al di fuori degli Stati Uniti (che hanno replicato la bolla per altri sport professionistici) i campionati nazionali hanno un budget totale non paragonabile a quello della NBA e all'interno dello stesso campionato, le squadre di vertice e quelle di fondo classifica, hanno una disparità economica molto importante e i giocatori di queste ultime percepiscono stipendi molto diversi tra di loro. Non tutti giocatori sarebbero quindi ugualmente motivati a isolarsi dal mondo esterno per un lungo periodo. In Europa, poi, esistono fin troppi campionati internazionali che coinvolgono centinaia di squadre di nazioni diverse, dove ci sono livelli di contagio diversi, politiche di contenimento diverse e in alcuni casi anche approcci diversi all'emergenza Covid 19. 

Un modello di successo? - Per i risultati sicuramente sì. Il campionato si è svolto regolarmente per quel che riguarda i contagi, mentre hanno certamente creato qualche pensiero ad Adam Silver le proteste dei giocatori per il Black Lives Matter. D'altra parte però le finali NBA di questa stagione sono state le meno seguite in TV di sempre. Un segnale di allarme che pare riconducibile non alla eccessiva politicizzazione dei giocatori denunciata dai repubblicani, quanto alla grande concentrazione di finali di eventi sportivi di questo mese negli Stati Uniti. 

E di qua dell'oceano? - In Europa le squadre fanno la conta per vedere se si raggiunge il numero legale per allenarsi e andare in campo, e iniziano a saltare le prime partite per le (troppe) coppe europee che si giocano nel vecchio continente. Così in Eurocup sono arrivate le vittorie 20-0 "a tavolino" per il Bursaspor sul Cedevita (isolato per obbligo del governo) e di Venezia contro il JL Bourg. Mentre in Eurolega lo Zenit di San Pietroburgo, che ha un focolaio di contagi che coinvolge 11 tra giocatori e membri dello staff, non è partito alla volta della Spagna per giocare contro il Baskonia. Una bella tegola per un campionato che lo scorso anno non si è concluso e che nel 2021 deve quindi obbligatoriamente arrivare in fondo. 

La serie A - In Italia i casi di contagio nelle squadre sono ancora sotto controllo e tutte le partite finora sono state regolarmente giocate. Un piccolo giallo ha riguardato Cantù che alla vigilia del derby con Varese ha avuto la positività al Covid per Jaime Smith e non ha ricevuto il risultato dei tamponi di due membri dello staff e di due giocatori. Per chi crede alla fortuna il caos tamponi, come è stato chiamato, ha portato bene alla società canturina che ha poi vinto il derby con Varese, per gli altri invece ha portato bene la capacità di Pancotto (che tra campionato e coppe vanta più di 1000 panchine con squadre di serie A) di girare una partita che sembrava nelle mani degli avversari, mettendo Thomas a giocare da ala forte, rendendolo immarcabile, così come era stato immarcabile Scola per Cantù nella prima parte della partita. Una mossa che non ha trovato risposta da Bulleri.

Bologna in casa spazza via Trento (unica vittoria tra le mura domestiche di giornata), dove Brienza sente mormorare per la sua gestione della squadra. Nello specifico non  è piaciuto l'uso per due soli minuti di Pascolo, ma Trainotti dice che è presto per giudicare. Fa notizia la vittoria di Pesaro a Venezia, con i padroni di casa in grado di resistere solo per il primo quarto e poi in balia degli uomini di Repesa. Bene anche Sassari che passeggia contro una Virtus Roma falcidiata dagli infortuni. I capitolini pagano la sfortuna (forse) ma anche una preparazione fatta di corsa per una squadra che è stata messa insieme all'ultimo momento. Toti pare intenzionato a ritornare sul mercato in attesa di sponsor e nuovi acquirenti che al momento sono lontani, oltre l'orizzonte. Bene anche Brescia contro Treviso in una partita combattuta e vinta grazie alla maggior precisione al tiro.

Milano sbanca Trieste, imponendo un ritmo che i padroni di casa non sono in grado di seguire già dal primo quarto. Per l'Olimpia un primo posto in solitaria, in attesa delle coppe. Combattuta anche se non bellissima la partita tra Reggio Emilia e Brindisi, che ha visto gli ospiti vincenti, nonostante un modestissimo 20% da tre punti. A far notizia la vittoria di Cremona in casa della Virtus Bologna. Sicuramente perché impronosticabile alla vigilia ma ancora di più perché a firmarla è stato Peppe Poeta, che a 35 anni, partendo dalla panchina, ha bombardato la retina avversaria con 28 punti in 22 minuti e un impressionante 7 su 8 da 3: "Alla mia età non ho più le gambe per attaccare il ferro, devo tirare da fuori" ha detto il giocatore di Cremona. Quando si dice far di necessità virtù.

Virtus Segafredo Bologna - Vanoli Basket Cremona 92-95

Fortitudo Lavoropiù Bologna - Dolomiti Energia Trentino 93-70

Virtus Roma - Banco di Sardegna Sassari  72-92

Allianz Pallacanestro Trieste - A|X Armani Exchange Milano 65-87

Umana Reyer Venezia - Carpegna Prosciutto Pesaro 72-90

UNAHOTELS Reggio Emilia - Happy Casa Brindisi 76-80

De'Longhi Treviso - Germani Brescia 87-94

Openjobmetis Varese - Acqua S.Bernardo Cantù 80-90

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Loading...





















Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi