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Addio ad un giocatore con un buon passato NBA, protagonista anche di uno dei più clamorosi casi della pallacanestro italiana anni Ottanta...
La morte di Earl Cureton, a 66 anni, riporta alla memoria una pallacanestro italiana che veniva considerata una valida alternativa, sportiva ma soprattutto finanziaria, al fare il comprimario di lusso nella NBA. Cureton è ricordato non soltanto per i due titoli NBA (memorabile quello vinto nel 1983 da ottimo gregario nei Sixers di Doctor J e Moses Malone, solo per la statistica quello nei Rockets di Olajuwon dove giocò 2 partite) ma anche per il clamoroso ingaggio da parte dell’Olimpia Milano, allora targata Simac, nell'estate del 1983.
Clamoroso perché Cureton era un giocatore che tutti avevamo visto in televisione su Canale 5 con le telecronache proprio di Dan Peterson, allora allenatore dell’Olimpia, ma anche perché Cureton era stato portato in Italia dalla Scavolini Pesaro, con cui infatti aveva giocato quell’estate un torneo amichevole. Litigò con Pero Skansi, allenatore di quella grande Scavolini che però dopo qualche mese lo avrebbe esonerato, e dopo aver segnato 38 punti in una partita in Valtellina salutò tutti deciso a tornare nella NBA, dove godeva di grande considerazione e dove il suo primo estimatore era il giocatore di cui era riserva, cioè Malone.
L’Olimpia chiese a Pesaro di rilevare il contratto e così Cureton si mise a disposizione dell’uomo che per primo aveva raccontato le sue gesta, secondo straniero (l’altro era Mike D’Antoni, non ancora naturalizzato) di quella squadra sponsorizzata Simac che puntava allo scudetto dopo una stagione sfortunata, con le finali perse in Italia contro la Roma di Bianchini e in Europa contro la Cantù di Primo. Grande l'attesa in tutta Italia, perché quel centro e anche ala forte di 2.06 non era una stella NBA, ma era comunque un giocatore che pochi mesi prima avevamo visto vincere l'anello insieme appunto a Doctor J e Malone, oltre che a Cheeks, Toney, Iavaroni, Bobby Jones...
Addio a Earl Cureton, ex stella NBA
Due volte campione NBA, la prima volta nel 1983, con i 76ers, da gregario di Moses Malone e la seconda nel 1994, quasi da comparsa con i Rockets, Earl Cureton ha avuto anche due apparizioni in Italia. La prima nel 1983, con Pesaro allenata da Pero Skansi, per passare subito all'Olimpia. La seconda sempre a Milano nel 1989.
Guarda la galleryCureton, che di fatto aveva preso il posto di John Gianelli, si inserì subito bene sia nella squadra sia a Milano, dove arrivò con la fidanzata ed il cane. Fra l’altro si rivelò non solo un buon atleta ma anche un ottimo realizzatore, cosa per cui non era noto. Tutti contenti, ma all’inizio di novembre arrivò l’offerta dei Detroit Pistons: 250.000 dollari (400 milioni di lire dell’epoca) a stagione, per 4 stagioni, contro i 300 milioni di lire che prendeva dalla Simac, più o meno gli stessi soldi di Philadelphia. Cifre comunque abbastanza vicine, ma la voglia di tornare nella NBA e nella sua città prevalse sul rispetto dei contratti e così Cureton non si curò dell'accordo con il club dei Gabetti. E se ne andò senza salutare nessuno, con un leggendario inseguimento di Peterson avvertito dalla portinaia della casa di Cureton che il giocatore era uscito carico di bagagli. Ma il taxi del coach rimase intrappolato nel traffico, sulla strada per la Malpensa.
Inseguimento leggendario e storia di cui si racconta solo la versione di Peterson, mentre all’epoca Cureton spiegò di avere avvertito per tempo l'allenatore e che il contratto prevedeva una clausola di uscita (che infatti dovette pagare) in caso di offerta NBA. Cureton non ebbe danni finanziari dalla vicenda, ma nemmeno benefici perché se fosse rimasto nell’Italia dell’epoca avrebbe di sicuro guadagnato di più rispetto a quanto avrebbe preso nella NBA. Milano lo sostituì con Antoine Carr e la storia con Cureton ebbe un finale quasi incredibile visto che nel 1989 tornò in Italia ingaggiato ancora dall’Olimpia, ritrovando Meneghin, D’Antoni e anche Franco Casalini, nel frattempo passato da vice di Peterson a capoallenatore, oltre agli stessi dirigenti. In quella squadra a fine ciclo giocò poco e male, Earl the Twirl (titolo anche della sua autobiografia), venendo tagliato dopo tre mesi e sostituito da Orlando Graham.
Non vogliamo dire che Cureton sia stato uno dei grandi giocatori che hanno illuminato la pallacanestro italiana degli anni Ottanta, perché non è vero, ma sottolineare che le possibilità finanziarie della NBA dell’epoca erano paragonabili a quelle di un club italiano di Serie A1. Ma non lamentiamoci troppo, perché il mondo è cambiato, la NBA di oggi vale commercialmente venti volte di più di quella di allora ed è un miracolo che oggi nei palazzetti in Italia ci siano più spettatori (a partire da quello dell’Olimpia) che nei presunti anni d’oro.
stefano@indiscreto.net
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