Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Le grandi lezioni per gli arbitri, il silenzio di Petrucci e il malessere della Virtus Bologna
È stato diffuso un video, girato amatorialmente durante una riunione arbitri di Serie A2 (probabilmente dello scorso campionato), in cui il commissioner Luigi Lamonica spiega ai partecipanti che i giocatori vanno gestiti in campo in base al loro status. Quindi, tanto per usare gli stessi nomi: Alibegovic e Teodosic non devono prendere un tecnico, anche se meritatissimo (esempio, in caso di flopping), ma un fallo normale (magari difensivo). Questo per evitare che il giocatore si innervosisca, o peggio, finisca espulso. Quindi, due pesi e due misure (arbitrali): regolamento fiscale per i giocatori di seconda fascia, regolamento “gestito” per i giocatori più importanti. Lamonica nel video motiva la raccomandazione con il fatto che il pubblico paga per vedere i campioni che giocano e non gli “arbitri che fischiano 50 falli a partita”.
Il video ha fatto il giro del web ed ha suscitato interesse (e polemiche) tra i tifosi e gli appassionati di basket italiano (una razza in via di estinzione), mentre non ha ricevuto interesse dai media e neanche un commento dal presidente della FIP Petrucci (in piena putiniana campagna elettorale per il quarto mandato consecutivo) e neanche dal (pacatissimo) presidente della LBA Gandini. Non ha rilasciato dichiarazioni neanche Alessandro Marzoli, presidente GIBA, forse il più interessato di tutti in questa storia. Per quanto le motivazioni di Lamonica (tutelare gli interessi del pubblico) siano nobili, non fa sicuramente bene sentirle durante una riunione arbitrale, diventata a porte aperte, destinata ad essere citata, come una certificazione della sudditanza arbitrale, ogni volta che il buon senso o il pubblico (in piena era replay) non si troveranno d’accordo con un fischio arbitrale nei confronti di un campione o presunto tale. La speranza è che, come sempre, regole e regolamenti siano applicati cum grano salis, ricordando che gli atleti sono uomini, proprio come gli arbitri, in modo che non si vedano giocatori camminare impunemente con la palla in mano come in NBA, ma neanche espulsioni dispensate gratuitamente come quella che tolse dal campo Metta World Peace a Venezia in una gara 5 dei playoff, facendo terminare così l’esperienza italiana del primo (e al tempo unico) vero giocatore NBA disposto a giocare in serie A dopo lustri di astinenza.
Pare finita la luna di miele tra i tifosi della Virtus Bologna e Luca Banchi, fino ai playoff dello scorso anno trattato come un eroe venuto a guidare la rivincita verso Milano. La squadra non ha iniziato benissimo in Eurolega (zero su tre), dove pesa l’assenza di un lungo che possa difendere il pitturato e attaccare il ferro, liberando spazio per il non freschissimo reparto degli esterni. In campionato la storia è diversa e la squadra ha vinto tre gare su tre, ma anche agli occhi dei tifosi, la nostra Serie A ha un valore relativo e non basta a rendere credibile l’inizio di Bologna. Mentre sotto i portici si fanno i nomi di Pozzecco e di Djordjevic, la società risponde parlando di austerity, e quindi di non aver budget per puntellare la squadra inserendo nel roster un lungo di peso. Proprio l’austerity metterebbe al sicuro Banchi, visto che Baraldi, non avendo soldi da investire nei giocatori, non li avrebbe neanche per pagare un altro allenatore. Che sia vero o no, qualcosa pare essersi guastato nel rapporto tra una società che deve far quadrare un bilancio al ribasso, un allenatore dal carattere molto forte (e probabilmente non facilissimo) e una tifoseria molto brava a chiedere, a prescindere dal budget a disposizione. Le prossime partite (Monaco e poi Partizan) saranno indicative se non decisive per Bologna, non solo per capire come proseguirà la stagione ma anche in ottica Euroleague più ampia, perché la partecipazione alla competizione europea è legata a una wild card che viene rinnovata anno per anno.
Condividi
Link copiato