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La mezza Italia di Pozzecco, il regalo a Cantù e i Cavs di Kenny Atkinson
Torna la Nazionale, con qualche toppa dovuta agli infortuni di Petrucelli e Niang, anche se il secondo è rimasto lo stesso aggregato alla spedizione azzurra. Per la partita di venerdì in Islanda sono quindi 14 i convocati di Pozzecco, mentre per quella di lunedì 25 a Reggio Emilia, una sorta di Melli Day, il c.t. potrà pescare anche dai club di Eurolega: non dall’Alba Berlino, che ha già detto no per Procida e Spagnolo entrambi in ottimo momento, soprattutto Procida. Poi a Reykyavik ci saranno anche Flaccadori e Bortolani, all’Olimpia di fatto scomparsi dal radar di Messina. Non è ovviamente giudicabile una Nazionale senza la sua stella, cioè Fontecchio, e con tante assenze dovute al calendario dei club, al rapporto con l’Eurolega e a situazioni particolarissime (Gallinari non ha dato l’addio all’azzurro, ma è in attesa di un contratto NBA), ma è strano che in un momento storico come questo per i lunghi italiani non sia stato preso in considerazione Toté, fra l’altro uno dei pochi a salvarsi nel pessimo inizio di stagione di Napoli e pur sempre un 2.12.
Nella sua inutilità la partita con l’Islanda diventa però interessante per il campionato di A2, visto che l’eventuale impiego di Grant Basile lo italianizzerebbe in senso cestistico (il passaporto già ce l'ha) con effetto immediato, permettendo quindi a Cantù di ingaggiare uno straniero in più, oltre a Tyrus McGee, e di creare quindi quasi un dream team in una squadra piena di ex nazionali (Moraschini, Burns, De Nicolao, Baldi Rossi) più appunto Basile. Attualmente la squadra di Brienza è nel gruppo delle terze con l’Urania Milano e Udine, Basile italiano anche per il basket sarebbe forse la spinta decisiva per conquistare la promozione diretta come prima, senza passare dall’incertezza dei playoff. Ricordando certi cattivi sapori del passato bisogna dire che Pozzecco è al di sopra di ogni sospetto e Basile per i suoi centimetri è uno che a questa Nazionale serve, ma non c’è dubbio che la sua italianizzazione falserebbe la A2. Dal lato azzurro si può dire che Basile e Petrucelli sono quasi l’ufficializzazione che i tanti giocatori forti ansiosi di vestire la maglia azzurra, da Darius Thompson a DiVincenzo (per non parlare di Eubanks e Clingan), forse erano invenzioni mediatiche ispirate dalla FIP. Reali erano invece i viaggi negli Stati Uniti di vari delegati ed emissari. Paradossalmente il più vicino di tutti è stato Banchero, prima che diventasse troppo forte.
Un mese fa tutti pensavano che i Cleveland Cavaliers sarebbero stati l’unica squadra della NBA a Est a dare fastidio ai Celtics, ma nessuno pensava a un inizio del genere: con la vittoria di domenica sugli Hornets il record è di 15-0, che significa anche essere la seconda squadra della storia a iniziare così bene (fu 15-0 anche per gli Washington Capitols 1948-49 e per gli Houston Rockets 1993-94), a distanza dell’incredibile 24-0 degli Warriors formula Curry-Thompson-Green (ma non ancora Durant), stagione 2015-16 che si concluse con l’anello vinto proprio dai Cavs, trascinati da LeBron James. Più che i numeri conta per questi Cavs l’impatto visivo, fra Mitchell, Garland, Mobley e Allen davvero molto simile in attacco a quello degli Warriors del grande ciclo, anche se con una intensità difensiva molto minore. Comunque vada a finire, quella dell'ex napoletano Kenny Atkinson (playmaker nella allora Pasta Baronia, serie A2 1997-98) può diventare la squadra dell’anno in una NBA alla ricerca di idee e personaggi nuovi per attenuare l’effetto circo. La NBA Cup e le probabili modifiche all’All Star Game dicono che quanto accade nei sei mesi prima dei playoff non va più bene a tanti appassionati.
stefano@indiscreto.net
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