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La Trento di Galbiati ha vinto la Coppa Italia 2025 battendo in finale l'Olimpia Milano: primo trofeo di una società nata 30 anni fa e che per la pallacanestro di oggi rappresenta un modello. A volerlo seguire...
Pochi trofei sono stati più meritati della Coppa Italia conquistata da Trento in finale sull’Olimpia Milano, partita vinta più nettamente rispetto al quarto con Reggio Emilia e alla semifinale con Trieste. Non per il trofeo in sé o perché questa versione dell’Aquila sia la più forte della storia recente (senza dubbio non lo è), ma perché questa società è un modello di continuità senza grandi budget (quello 2024/25 è sui 6 milioni, un quinto di quello dell’Olimpia) e dopo tanti anni al vertice, con due finali scudetto perse e una credibilità europea guadagnata, meritava un titolo. Una scalata iniziata nel 1995 in Serie D, passata attraverso tante promozioni sul campo e l’acquisto di un titolo sportivo (quello del Lumezzane nella allora A Dilettanti), con la Serie A raggiunta nel 2014.
Complimenti quindi a Paolo Galbiati, primo allenatore a vincere un trofeo a Trento ma anche a Torino in tutt’altra situazione (disperata, in quel caso), senza dubbio con i suoi 41 anni il miglior tecnico italiano giovane, forse anche il migliore in assoluto. Ma complimenti anche a Toto Forray, a Trento dal 2011, Quinton Ellis, Anthony Lamb e tutti gli altri, in particolare a Jordan Ford sempre più Steph Curry dei poveri. E ovviamente a Luigi Longhi, il motore di tutto questo insieme a due uomini chiave ora altrove, come Trainotti e Buscaglia. Persone che hanno creato una cultura, un ambiente in cui inserire talento low cost: nella pallacanestro delle porte girevoli, in cui tutti sono merce, deperibile dopo poche settimane, è quasi un miracolo.
Rimanendo sul presente, MVP delle Frecciarossa Final Eight 2025 è stato Ellis, in Italia da quando aveva 16 anni e ormai pronto per un’Eurolega da protagonista (più che possibile il suo approdo a Milano l’anno prossimo), o forse anche di più. Il miglior italiano è stato invece Saliou Niang, nato in Senegal ma italianissimo come formazione e convocato da Pozzecco per le prossime due partite della Nazionale con Turchia e Ungheria. Certo Trento non è fondata sugli italiani, ma fra Niang, Pecchia e Forray ne ha tre giocanti e quindi è messa meglio di tanti altri.
Notevole è il fatto che nessuno, nemmeno adesso, in chiave scudetto creda alla squadra prima in campionato e fresca vincitrice della Coppa Italia dominando quella che tutti pensano vinca alla fine, l’Olimpia di un Messina che come al solito non ha brillato per autocritica, nonostante la squadra fosse quella da lui costruita in estate, tranne Nebo che è un’assenza importante ma in Eurolega. Perché Mawugbe non è Chamberlain… Di sicuro l’Olimpia è assurdamente, visto il budget a disposizione di Messina, dipendente dal tiro da tre, come le piccole squadre, e con l’1 su 21 della finale, con almeno metà dei tiri costruiti bene, non può andare da alcuna parte, nemmeno con il gran mestiere di Mirotic.
La bella notizia per la pallacanestro italiana in generale sono gli spettatori, 46.420 in totale nei cinque giorni che a Torino hanno unito maschi e femmine (vittoria anche qui un po' a sorpresa, ma non come quella di Trento, della Famila Schio), di cui 12.281 solo per la finale e senza alcuna squadra locale in campo. Uno sport che agli appassionati continua a piacere, pur essendo per mille motivi il livello del 2025 in Italia inferiore a quello del 1985 o del 1995, ma che continua ad avere un problema con il pubblico generalista al di là del fatto che la Serie A non sia sulla RAI e che la Nazionale non sia competitiva nemmeno in prospettiva. La facile previsione è comunque che la Trento 2025 abbia più futuro della Napoli 2024.
stefano@indiscreto.net
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