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Il ciclo di Messina

I fallimenti di Olimpia e Virtus, uno scudetto svalutato, Suigo da NCAA e la cena di DiVincenzo

1 giorno fa

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L’Eurolega di Olimpia Milano e Virtus Bologna si è chiusa venerdì con il derby d’Italia stravinto dalla squadra di Ivanovic, con la testa già fuori dalla competizione da tempo immemorabile, contro quella di Ettore Messina che una piccola speranza di strappare la qualificazione ai play-in ce l’aveva. Non tanto piccola, con il senno di poi, visto la sconfitta della Stella Rossa con l’Efes. Ma con un Mirotic ai minimi termini e Shields presto uscito di scena non c’è di fatto stata partita. Una serata che comunque non cambia i giudizi su due gestioni fallimentari in rapporto al budget, che per i milanesi è comunque doppio rispetto a quello dei rivali, alle aspettative e agli altri fallimenti del recente passato. E se la Virtus post Baraldi è in pieno caos societario, come conferma il prolungamento di malavoglia dell’impegno di Zanetti, la cui unica linea è ormai parlare male del suo ex manager (accusato senza mezzi termini di avere sbagliato i conti), il club di Armani non ha alcun problema finanziario né di status: sarà fisso in Eurolega se l’Eurolega dopo il 2026 continuerà ad esistere, se no salterà sul carro della NBA Europe.

 

Il fallimento Olimpia ha il nome e il volto di Ettore Messina, che il luogo comune della parrocchietta vuole coach fenomenale e dirigente mediocre, quando proprio questa stagione dimostra il contrario. La squadra sulla carta era ben costruita, nelle prime e nelle seconde linee, da Brooks al LeDay di ritorno fino al colpo Mannion che è andato meglio del previsto, anche se con un lungo in meno del dovuto, e con Nebo sano il concetto sarebbe stato più chiaro, con responsabilità in attacco ben distribuite e con più dimensioni. Ma è stata guidata male, con una difesa legata alle motivazioni del momento (e con la Virtus nemmeno quelle sono bastate) e un attacco basato sull’individualismo più sfrenato, il tutto in mezzo a un ambiente emotivamente piatto, con gli italiani quasi tutti trattati da gregari dei gregari, nella migliore delle ipotesi da specialisti: eppure il Caruso della situazione quando è stato chiamato a fare il suo ha fatto il suo. Da quando Messina non è più al top? Da oltre 15 anni, dal periodo al Real Madrid, seguito dall’assistentato NBA ai Lakers, dal ritorno al CSKA, dal nuovo assistentato agli Spurs (con il fallimento galattico del preolimpico di Torino, con una della nazionali italiane più forti di sempre), prima del ciclo Olimpia con tre scudetti in un campionato a due squadre e una sola stagione, facciamo una e mezzo, di alto profilo in Eurolega sulle cinque completate. E adesso? Difficile non considerare l'Olimpia, pur quinta in classifica a 5 giornate dalla fine, la favorita per lo scudetto vista l'aria da fine impero che si respira a Bologna e le rotazioni limitate di Trento e Brescia: forse solo Trapani potrebbe sognare l'impresa. Comunque vada, poco cambia nel giudizio su su una squadra che costa 30 volte più di alcune sue rivali di Serie A.

 

Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere la presenza di Rick Pitino in Italia, dove fra le altre cose è stato a Reggio Emilia e ha anche assistito ad un allenamento dell’Under 19 dell’Olimpia. Facile pensare che il motivo di tanto interesse fosse Luigi Suigo, diciotto anni da poco compiuti, che se volesse potrebbe essere insieme a Sarr, in rotta con il Barcellona, il primo italiano davvero importante a beneficiare dell’era NIL nei college. Che non significa soltanto prendere soldi significativi, sia pure nella maniera mediata dei diritti di immagine, ma anche giocare in squadre di alto livello in quella fascia di età che per gli italiani emergenti è sempre stata difficile, quella dai 18 ai 22 anni. Discorso che si adatta perfettamente a tanti giocatori medi, di quelli che di sicuro a 19 anni non giocherebbero da protagonisti in Eurolega. Ma Suigo, al di là della definzione-condanna di unicorno italiano? I conti sono presto fatti, visto che esiste già uno storico: l’era NIL è legalmente iniziata nel 2021, ma solo da quest’anno c’è stata una liberalizzazione totale. È stato calcolato che se Cooper Flagg scegliesse di rimanere un secondo anno a Duke (sabato battuta da Houston nella semifinale del torneo NCAA, con un finale incredibile), fra pubblicità gestite in proprio e diritti di immagine cogestiti con il college potrebbe tranquillamente guadagnare 5 milioni a stagione e intanto prepararsi ulteriormente per la NBA. Uno come Suigo, che ha l’ambizione di essere scelto al primo giro nel draft NBA (2026, nel caso, o anche più avanti), può secondo gli ottimisti ambire al milione a stagione. Fa ridere che ci sia chi grida al saccheggio, con i club italiani pieni di stranieri usciti dal festival degli sconosciuti uniti a mestieranti italiani, quasi sempre appartenenti alla categoria dell’ex giovane.

 

A sette anni dai primi contatti, quando ancora giocava a Villanova, l’operazione di DiVincenzo-Italia ha fatto forse un passo in avanti. La cena americana fra la guardia dei T-Wolves, Pozzecco, Fontecchio e Datome avrebbe partorito il sì di DiVincenzo alla proposta di giocare con l’Italia. Al di là della cena, fra l'altro l'unica cena del 2025 nel mondo a non avere nemmeno una testimonianza Instagram fra Pozzecco, Datome e Fontecchio, un ragionamento sulla vicenda di può fare. Siccome la genesi di questo tipo di notizie non è il giocatore, e che se ci fossero certezze Petrucci starebbe già sventolando il bandierone a reti unificate, è evidente che il passaporto italiano manchi ancora, così come una parola chiara del giocatore: non lo scaldavano le Olimpiadi e adesso si entusiasma per gli Europei? Non è nemmeno quella tipologia di americano per cui un passaporto regalato (ma nel suo caso ne avrebbe diritto, in questo l’Italia può dare lezioni di onestà) farebbe la differenza per una eventuale carriera europea. Ma usare argomenti convincenti con Darius Thompson, che il passaporto italiano ce lo ha già? 

 

stefano@indiscreto.net

 

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