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A Cagliari vecchio Zeman e vecchie logiche

A Cagliari vecchio Zeman e vecchie logiche

Redazione

22 aprile 2015

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Zdenek Zeman ha probabilmente chiuso la sua carriera di allenatore con questo punto in cinque partite, nel suo ritorno in un Cagliari impresentabile sotto ogni profilo. Non era certo il tecnico capace di dare scosse e di strappare con i denti un punto qui e uno là, non lo è mai stato. Filosoficamente giusto puntare su di lui a inizio stagione, dove comunque non ha fatto bene venendo sostituito da Zola dopo 16 partite, mossa mediatica richiamarlo in un ambiente pronto ad esplodere e che poi è effettivamente esploso con le incursioni ultras nel ritiro di Assemini, la spaccatura nello spogliatoio e tutto il resto. Zeman è probabilmente, lo diciamo con dolore perché in un altro calcio lui avrebbe ottenuto risultati diversi (provate a mettere Wenger sulla panchina del Licata o anche di questo Cagliari, con Zeman nell'Arsenal e un orizzonte di venti anni), arrivato alla fine ed ha chiuso con dignità dando le dimissioni, ammettendo il suo fallimento ("La rosa del Cagliari non è scarsa, la squadra era da serie A") e quindi evitando di rubare tre mesi di stipendio. I problemi del Cagliari però rimangono e solo parzialmente coincidono con la retrocessione in B che la improbabile commissione Festa-Suazo-Aragolaza difficilmente potrà evitare. Dal punto di vista mediatico rimane nella mente lo show degli ultras di venerdì scorso, mentre un po' meno si è parlato di uno spogliatoio strutturato in maniera ben diversa rispetto all'era Cellino, che assegnava grande potere ai vecchi (Daniele Conti, ma non solo) e in cambio pretendeva risultati e valorizzazione degli investimenti, anche a costo di fare cose da 'uomini di calcio'. Scegliendo Zeman Giulini ha voluto dare una svolta anche in questo senso, al di là delle questioni tecnico-tattiche (con il 4-3-1-2 sarebbe stato davvero meglio?), ma tutto gli ha detto male: la posizione degli ultras e gli assalti fisici di alcuni giocatori ai danni di giornalisti sono significativi. Come significativo è il fatto che i leader o presunti tali dello spogliatoio, Conti e Cossu, non si siano dissociati (anzi) dall'intervento degli ultras (in particolare gli Sconvolts) che peraltro ha ricostruzioni diverse a seconda delle fonti: da guerriglia a civile discussione con una ventina di tifosi (il vicepresidente Filucchi era in teoria un esperto del settore). Buon per Giulini, convinto assertore della necessità di riportare allo stadio le famiglie e di bonificare l'ambiente del calcio (non solo a Cagliari), che entrambi abbiano il contratto in scadenza: tutte le bandiere vengono devono prima o poi essere ammainate. Twitter @StefanoOlivari

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