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Allegri e lo scudetto al ribasso

Allegri e lo scudetto al ribasso

Redazione

4 maggio 2015

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Il trentunesimo scudetto della Juventus, il quarto consecutivo (quattro su quattro stagioni non è una brutta media) dell'era Pirlo, si presta a poche discussioni considerando la superiorità della squadra di Allegri ed il fatto che se ne sta parlando da gennaio, cioè da quando la Roma fra l'assenza di Gervinho, l'italianizzazione di Garcia e tutto il resto ha smesso di essere credibile come contendente. Siccome il confronto Conte-Allegri è inevitabile diciamo che con 77 punti (poi la Juve ne ha effettivamente 79 e in teoria potrebbe arrivare a 91, ma 77 erano quelli 'necessari' visto che la Roma ne ha 64) l'anno scorso si sarebbe arrivati quarti dietro Juventus, Roma e Napoli e quindi fuori dalla Champions League, l'anno prima terzi dietro alla Juventus e al Napoli di Mazzarri e nella prima stagione di Conte sempre terzi dietro la Juventus e il Milan di... Allegri. In altre parole, il livello dei grandi club è peggiorato e la Juventus, oltretutto con la strada che ha fatto in Champions League non ha avuto bisogno di compiere imprese epiche in trasferta per consolidare un primato che è stato ottenuto soprattutto con una marcia regolarissima nello stadio di casa e un Tevez che ha segnato più gol di quest'anno in campionato soltanto alla prima stagione con il Manchester City (comunque è a 3 gol di distanza, ancora in tempo per superarsi). Abbiamo parlato di era Pirlo per indicare il momento (estate 2011) in cui la Juventus ha cambiato passo, perché il più forte centrocampista italiano dell'era moderna (per trovare di meglio bisogna tornare a Rivera e alla tivù in bianco e nero, comunque se ne può discutere) un po' è stato infortunato e un po' si è gestito, giocando meno della metà dei minuti rispetto alla sua prima stagione in bianconero quando era avvelenato contro il Milan (ma non certo contro Allegri, come fu scritto). Minore rispetto alla scorsa stagione, come quantità e qualità, è stato l'apporto di Pogba e Vidal, e se a questo aggiungiamo la semifinale di Champions League è evidente che questo scudetto è stato al ribasso soltanto per la statistica ma non certo per la sostanza. È probabile che uno come Conte, abituato sempre a spingere, soprattutto mentalmente, al limite le sue squadre, non sarebbe stato adatto a guidare la Juventus a questo punto del suo ciclo, anche se ovviamente stiamo facendo del bar non essendoci la controprova. Certo, anzi certissimo, è che la Juventus ha acquisito un vantaggio strutturale sulla concorrenza: essere arrivati, dopo anni delusioni ma non di disastri (Conte ai quarti ci è andato), ai piani alti dell'Europa contribuisce a rimanerci, fra soldi incassati e capacità di attrarre giocatori di livello, ma soprattutto a schiantare chi nemmeno riesce a darsi una programmazione coerente al paesello. Twitter @StefanoOlivari

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