Il quinto campionato vinto dal Chelsea, il terzo con Mourinho in panchina e il quarto con Abramovich proprietario (che ha vinto anche con Ancelotti nel 2009-10), arriva in un periodo in cui si dice e si scrive che la Premier League è ormai sopravvalutata, perché a grandi ingaggi e grande organizzazione non corrisponde un'adeguata qualità di gioco: l'indicatore di tutto è ovviamente la Champions League, secondo cui quindi l'anno scorso il calcio italiano faceva schifo mentre quest'anno è scintillante. Ma al di là di risultati internazionali che possono cambiare da una stagione all'altra, va detto che il calcio inglese ai suoi livelli massimi ha ormai perso la propria anima nel nome di un'internazionalizzazione che porta benefici quasi soltanto al marketing. Veder giocare sottoritmo tanti bravi soldatini, in stadi bellissimi ma troppo spesso silenziosi, è una cosa che ci fa male anche dal punto di vista televisivo (meglio stadi pieni che vuoti, però, avrebbe detto Catalano). Non è un caso che la squadra di Mourinho abbia vinto senza dare lezioni di calcio, anzi, ma basandosi su un quartetto difensivo straordinario, Ivanovic-Cahill-Terry-Azpilicueta, un (facciamo due) portiere di altissimo profilo ed il resto messo in campo con intelligenza. Il luogo comune 'Il Chelsea gioca male', particolarmente praticato in Italia da chi da Mourinho è stato umiliato (in particolare le grandi firme del giornalismo, ma non solo loro), è infondato (miglior difesa, secondo miglior attacco a 2 gol dal Manchester City) ma può essere legato alla parabola di alcuni suoi giocatori. A centrocampo soltanto Fabregas è stato all'altezza del nome, in attacco soltanto Hazard ha avuto una certa continuità mentre Diego Costa al di là delle statistiche dei gol è ben lontano dall'idea di fuoriclasse che pochi minuti di Drogba fanno spesso tornare alla mente. Bene Oscar, benino Matic, il resto (Ramires, Obi Mikel, Remy, Filipe Luis, Zouma, Willian) poteva esserci o non esserci senza spostare alcunché. Il vero problema del Chelsea è che viene giudicato con le categorie di qualche anno fa, quando le spese potevano e dovevano essere no limits. Negli ultimi mercati Mourinho è riuscito a sbarazzarsi, con super-incassi, dei sopravvalutati o finiti David Luiz, Lukaku, Schurrle, Demba Ba, Bertrand, Torres, che si sono aggiunti a un delirio di prestiti e di operazioni 'grigie' degne del calcio di oggi. L'unico grave errore in entrata è stato finora Cuadrado, ma per caratteristiche tecniche è un giocatore che nel Chelsea può avere futuro. Questo Mourinho sedato e pacificato con il mondo, anche nelle dichiarazioni e nei rapporti con i colleghi (Wenger escluso), non piace molto nemmeno ai suoi simpatizzanti, ma ha portato la sua squadra avanti alle altre corazzate della Premier League, che possono mettere le mani su giocatori esattamente dello stesso rango. Conclusione? Un'annata (all'attivo anche la Coppa di Lega, al passivo l'eliminazione agli ottavi di Champions con il PSG e dalla FA Cup con il Bradford City) non da grande personaggio ma da grandissimo allenatore. Che nonostante vittorie e soldi sembra avere ancora voglia di calcio, sempre con la panchina del Portogallo in un angolo del cervello. Lo aspettano dieci finali, a lui però davvero.
Twitter @StefanoOlivari