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Il Benfica ha vinto il campionato numero 34 della sua storia. Il trionfo delle Aquile non è certo una novità nel calcio lusitano: lo è casomai il fatto di aver finalmente bissato il titolo, centrando una doppietta che non avveniva dal biennio 1983-84. Nonostante le cessioni illustri della scorsa estate (Perez ceduto al Valencia per 25 milioni, Oblak all’Atletico Madrid per 16, Markovic al Liverpool per 12, Cardozo al Trabzonspor per 5,5, Garay allo Zenit per 2,5), il Benfica ha dominato la stagione, prendendo possesso del primo posto dopo poche giornate, senza più mollarlo. Non che siano arrivati degli sprovveduti al posto dei giocatori partiti in estate: in porta è arrivato l’ex interista Julio Cesar, a centrocampo il greco Samaris dall’Olympiacos Pireo e il promettente Talisca dal Bahia e in attacco il brasiliano Jonas, bomber della squadra con diciotto reti e vicecannoniere del campionato. Operazioni soddisfacenti, ma a parte Samaris, prelevato per 10 milioni di euro, tutte a basso costo. Un mercato pensato dunque più per far cassa di fronte ai problemi finanziari, ma comunque oculato. Chi è arrivato si è inserito bene in un’ossatura di buon livello (citiamo alcuni giocatori chiave, come il capitano Luisão, l’esterno Maxi Pereira, l’argentino Gaitan e l’altro bomber di squadra Lima) e le amarezze giunte dall’Europa (eliminazione ai gironi di Champions League, senza nemmeno il paracadute dell’Europa League) sono state dimenticate da un campionato condotto da protagonisti. Non ha giocato molto invece il “nostro” Bryan Cristante, centrocampista classe 1995 comprato dal Milan per 4,5 milioni di euro. La certezza matematica di questo trentaquattresimo successo è arrivata con un turno d’anticipo, quando il Benfica ha impattato 0-0 sul campo del Vitoria Guimarães (di quel giorno tuttavia non sono state le scene di festa a fare il giro del mondo, ma quelle brutali del poliziotto che ha pestato - per motivi non ancora chiariti - un tifoso del Benfica di fronte al suo figlioletto impaurito e scioccato). In contemporanea, il Porto ha pareggiato a sua volta contro la Belenenses, rimanendo a tre punti di distanza dagli eterni rivali (a parità di punti, si contano gli scontri diretti, che sono a favore del Benfica). Per il Porto, che a differenza del club di Lisbona, è stato protagonista di una bella campagna europea (quarti di finale di Champions League), una stagione priva di titoli. Il Benfica invece potrà conquistare un altro trofeo il 29 maggio, quando si opporrà al Maritimo nella finale di Coppa di Lega. Per Jorge Jesus sarà l’occasione di mettere in bacheca l’ennesimo trofeo del suo mandato. Il tecnico di Amadora, in carica dal 2009, ha già vinto tre campionati, quattro Coppe di Lega e una Coppa del Portogallo. Per entrare nell’Olimpo, servirebbe un successo europeo, due volte sfiorato soltanto: il sessantenne ha portato infatti i biancorossi a giocarsi per due anni di fila la finale di Europa League (2013 e 2014), perdendo una volta al 90’ e una volta ai rigori. Il tabù dei due campionati di fila l’ha spezzato, la maledizione di Béla Guttmann, ancora no.
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