Con Sinisa Mihajlovic in panchina il Milan di quest'anno avrebbe fatto meglio che con Pippo Inzaghi? In questi casi si usa dire, pur di non prendere posizione (non sia mai), che non esiste la controprova, ma le cose non stanno così. Perché il Milan che avrà a disposizione Mihajlovic non sarà migliore di quello avuto dall'ex bomber fresco di accantonamento (Galliani cercherà di evitare l'esonero, anche per transare sull'anno di contratto residuo), come prova il fatto che l'indicazione mediatica della proprietà è quella del ritorno di Ibrahimovic. Dopo la ridicola settimana di Ancelotti, con tanto di viaggi e cene (il mito è Bronzetti, mediatore anche quando non c'è nulla da mediare), offrendogli la metà di quello che prenderebbe dal Real stando fermo e una squadra che ai suoi tempi rossoneri non sarebbe stata nemmeno la squadra B, ci aspettano i giorni di Ibrahimovic che si autoriduce l'ingaggio perché evidentemente la Champions League con il Paris Saint Germain lo annoia e vuole lottare per il settimo posto in serie A. Ma finché c'è gente che crede a queste cose forse è anche giusto scriverle senza scrupoli di coscienza. Chissà se i soldi in arrivo da Mister Bee permetteranno di pagare gli ingaggi pieni, la speranza dei tifosi rossoneri è questa... Mihajlovic ama la difesa a quattro e per il resto non è tatticamente un talebano e quindi può funzionare in ogni contesto, Milan compreso. Si è un po' ammorbidito e non è detto che sia un male: ad esempio il Mihajlovic puro avrebbe preso a calci Eto'o, mentre quello maturo lo ha ben gestito. Di sicuro ha dimostrato di essere un allenatore, cosa che Inzaghi ancora non è. Il dogma della cosiddetta 'esperienza' è spesso infondato, la storia del calcio è piena di allenatori che hanno dimostrato il proprio valore alla prima occasione buona, da Guardiola allo stesso Ancelotti. La questione è molto semplice: tutti gli ex calciatori professionisti, chi più chi meno, capiscono di calcio, ma sono pochi quelli che sanno comunicare questa conoscenza con autorevolezza e autorità.