Era la ghiottissima occasione per indossare delle vecchie cuffie, mettere su il 'best of' di Astor Piazzolla e cominciare a ballare sulle note di Libertango in territorio nemico. Una generazione così colma di talento, in Argentina, non si vedeva da un bel po' di anni. E riesce difficile soltanto scorrere con l'indice il palmares dell'Albiceleste e vedere che l'ultimo trofeo è datato 1993, tralasciando le vittorie dei cinque Mondiali Under 20 sparsi tra il '95 e il 2007 e delle Olimpiadi di Atene e Pechino.
In Cile, come in Brasile, a strappare Leo Messi da quel misero centimetro che lo separa dalla gloria personale ci hanno pensato Angel Di Maria e Gonzalo Higuain. Al primo, chiaramente, nulla è imputabile, se non una questione di sfortuna. Una lesione muscolare gli ha vietato la gioia del Maracanà, nell'ultimo atto mondiale contro la Germania. E a Santiago si è dovuto arrendere alla mezz'ora del primo tempo, sempre per un problema fisico.
Discorso diametralmente opposto se si parla di Higuain. Due brutti errori, prima allo scadere del tempo regolamentare e dopo dal dischetto. Se la Copa América non è andata all'Argentina, il (de)merito è anche del Pipita a coronamento di un anno piuttosto pallido, escludendo la Supercoppa di Doha. Il rigore Champions contro la Lazio, che ha relegato il Napoli addirittura in quinta posizione. Abbiamo capito che Gonzalo non va molto d'accordo con i tiri dagli undici metri. Una cosa, però, la sappiamo. Lo splendido tesoro partenopeo, perché lo è ed è innegabile, resta uno dei migliori interpreti nel suo ruolo.
Lo sa bene anche De Laurentiis, dato che nelle scorse settimane ha tenuto a precisare che la clausola dell'argentino è pari a ben 94 milioni di euro. Cifra elevatissima, se non ti chiami Messi. Ma chi, tra i tanti emiri, sceicchi e sultani, dovrebbe staccare l'assegno per una somma del genere? Soprattutto se dovessero rivedere nuovamente, nel 150 pollici di casa, gli highlights della finale di Rio tra Argentina e Germania. Lì, Gonzalo, ha fallito. Un maldestro colpo di testa di Kroos - anche qui non si parla del primo tizio che si incontra nel reparto surgelati del supermercato -, gli permette di trovarsi a tu per tu con Neuer. E chissà quanti pensieri, in quel momento. Dove la metto? Come la metto? Conclusione sporchissima e 1-0 che non arriva. Per la disperazione di Mascherano, che si tocca i capelli che non ha. Ma c'è ancora tutto il tempo per rimediare.
Adriano Lo Monaco
@damorirne