Mario Balotelli sulle rive dell'Arno, foto e sorrisi insieme a Pepito Rossi. È il romanticissimo scenario che potrebbe aprirsi in un caldo pomeriggio di tarda estate, dato che la dirigenza della Fiorentina starebbe pensando a un clamoroso scambio di "Mari". Balotelli in viola, Gomez ai Reds. L'italiano, passato agli occhi dei più da salvatore a delusione del calcio azzurro in soli tre anni, da quella felice notte di Varsavia e dalla doppietta alla Germania con tanto di esultanza statuaria, si è ritrovato ancora una volta solo. Un inizio di stagione da titolare - con scarsissimi risultati, è innegabile -, poi le tante panchine, un infortunio, le tribune e l'infinito tempo libero da poter trascorrere a caccia dell'ultimo cimelio dei Beatles.
Nel frattempo l'allenatore del Liverpool, Brendan Rodgers, pare avergli fatto capire sottobanco di poter fare a meno di lui. Super Mario non è stato convocato per la pre-season in Australia e in Oriente. Il motivo ufficiale sarebbe l'insufficiente preparazione atletica - allenamenti saltati per la recente morte del padre -, ma un pensiero più malizioso potrebbe portare a pensare ad altro, considerato il rapporto non idilliaco tra lui e il tecnico.
Ma il discorso, adesso, è diverso. È giusto regalare un'altra opportunità a Balotelli? 25 anni da compiere ad agosto, colpi - quando decide di entrare in campo con la testa - di primissimo livello, personalità da vendere, seppur difficile da gestire. Fantasioso, duttile, forte fisicamente, bravino nei calci piazzati. Di contro, i troppi giri sull'altalena, le inspiegabili bravate che faticherebbero anche solo a immaginare gli alunni di scuola media nei confronti della più odiata delle supplenti. Ricorderete la storia delle freccette lanciate dalla finestra ai ragazzi delle giovanili del City, la foto - postata su Instagram e poi cancellata - con il fucile puntato verso l'obiettivo o l'incendio nel bagno di casa dopo un tristissimo gioco con i petardi. "Why always me?" Eh, Marietto, forse non hanno tutti i torti.
Scaricato dal Milan e dalla Nazionale ma, statistiche alla mano, i Torres e Destro della stagione rossonera non sono neanche lontanamente avvicinabili. Zaza, Edér, Immobile, Pellè, Giovinco (!) e tutta la girandola di azzurri che si è impossessata dell'attacco di questi ultimi anni - chi più, chi meno - non ha risolto, al giorno d'oggi, l'ormai carenza cronica di campioni di livello. Con le dovute eccezioni, è chiaro.
Poi, se si continua a parlare di Balotelli, vuol dire che non è ancora caduto nel dimenticatoio e forse tutti, sotto sotto anche i più scettici, sperano di vederlo correre felice su un campo da calcio. Con la maglia della Fiorentina, del Liverpool, della Nazionale o di qualunque altro club, poco importa. Non è ancora finita, Mario.
@damorirne