Il deus ex machina del Maracanazo, la sciagura più grande che sia mai stata concepita su un terreno di gioco, ha voluto richiamare a sé con delle leggi non scritte e quanto mai misteriose l'ultimo attore ancora in vita di quel 16 luglio 1950. Alcides Ghiggia è tornato in tempo, con il più elegante degli abiti, per brindare e festeggiare insieme a Obdulio, esattamente 65 anni dopo quello che è, con tutta probabilità, l'incontro che maggiormente presta i propri connotati alla letteratura mondiale del pallone. Camminano controvento alle meccaniche celesti e ridono perché sanno ormai di avere un'intera vita per saldare nella purezza del loro respiro sportivo l'attimo in cui realmente capirono che avrebbero battuto il Brasile e sarebbero diventati, ribaltando ogni pronostico, i campioni del mondo. Non esistono storie del genere, si fa fatica soltanto a pensarle. Eppure, da qualche parte, forse nascosta nei meandri di un enigma che non si presta a soluzione, deve pur esserci una sceneggiatura - battuta dopo battuta, anno dopo anno, rete dopo rete - già scritta e stampata, da distribuire agli adepti del fútbol.
Alcides Ghiggia, in un pomeriggio di inizio millennio, stando alla prosa sportiva, si trova all'ufficio arrivi dell'aeroporto di Rio. Gli si fa incontro una ragazza. Lui consegna educatamente i documenti, lei dà un'occhiatina alla carta d'identità, poi si guarda intorno. Sembra un po' spiazzata.
- «Signorina, c'è qualcosa che non va?»
- «Ma...lei è Ghiggia?»
- «Sì»
- «Quello del '50?»
- «Sì, sono io, ma ormai è passato tanto di quel tempo...»
- «No, non per noi. Qui (indicando il cuore, ndr) fa ancora male»
L'Everest emotivo dell'uruguaiano, a dispetto della logica, non è stato il Maracanã. Nel novembre del 2013 il Centenario di Montevideo, lo stadio di casa, gli ha regalato festante l'ovazione mai ricevuta per la rete del secolo. Entra in campo con la camiseta che è quella della Nazionale odierna, ma il numero, il 7, è lo stesso di allora. Tiene stretto sotto al braccio sinistro il bastone, è forte il peso degli anni. Prende la parola, gli occhi diventano sempre più lucidi. Partono gli applausi e con loro, sul maxischermo, la pellicola sbiadita del Maracanazo. Piange, Ghiggia. E noi con lui.
@damorirne