La sfortuna diventa ancora più bastarda quando punta ripetutamente la stessa persona. Ma c'è chi, quelle urla di dolore, riesce a trasformarle come re Mida in momenti di rara preziosità. Pepito Rossi s'è scrollato di dosso la malasorte che lo ha scortato in questi ultimi anni ed è tornato in campo con la maglia della Fiorentina nell'amichevole contro il Carpi, vinta 2-0 con le reti di Ilicic e Borja Valero. L'attaccante ha giocato 25' e fornito l'assist allo spagnolo, ma ciò che conta di più è stato il commento a caldo: «È stata una sensazione bellissima, ora ho tempo per trovare la forma migliore». Dal 26 ottobre 2011 a oggi, il ginocchio ha fatto crac per ben quattro volte. Si è rialzato, con una straordinaria quanto fugace apparizione, a inizio stagione 2013-2014. Sedici reti in ventuno partite di campionato, Pepito diventa subito l'idolo della Fiesole, soprattutto dopo la delirante tripletta alla malcapitata Juventus, che ha avuto il potere di ribaltare una partita che sembrava già incanalata su sorrisi bianconeri. A inizio gennaio un altro stop, questa volta per un fallaccio di Rinaudo. Volano pesanti accuse da parte del presidente Della Valle nei confronti del difensore, all'epoca a Livorno: «Non è andato neanche a chiedere scusa. Vorrei dire tante cose, ma ne dico una: è un farabutto». Il rientro a maggio, con gol, contro il Sassuolo, poi la trasferta, ironia del destino, di Livorno e l'ultima di campionato, ancora a segno, contro il Torino. Anche se, a voler essere precisi, il ritorno effettivo si è registrato a venti minuti dal triplice fischio della tristissima finale di Coppa Italia, che ricordiamo per la morte di Ciro Esposito.
Ma la delusione più amara arriva da Cesare Prandelli con l'esclusione dalla lista dei convocati a pochi giorni dal Mondiale tant'è che il talento del New Jersey non le manda a dire via Twitter: «Tutti dicono fuori forma: chiedete a chiunque i valori dei test in settimana e quelli della partita. Vi stupirete. Contrasti? Paura? Che ridere..». È chiaro che con Rossi la permanenza dell'Italia in Brasile non avrebbe ottenuto nessun tipo di ritardo, non per il singolo quanto per questioni di squadra che lo scorso anno erano sotto gli occhi di tutti, ma un rapido scambio sull'equipaggio tra il viola e uno dei tanti colleghi non protagonisti magari avrebbe avuto il potere di rafforzare le speranze del tifo tricolore. Perché potenzialmente, checché se ne dica, Balotelli-Rossi è ancora l'olio su tela dello sbiadito attacco azzurro. Qualcuno, che per nostra fortuna nel mondo del calcio è privo di potere decisionale, consigliò indirettamente a Pepito di smettere: «Lo faccia per i genitori». Evidentemente le maglie (49 e 22) e il rituale delle dita al cielo subito dopo i gol non dicono nulla. Papà Fernando oggi pagherebbe per vederlo giocare ancora una volta, magari sulle note di quello che era il suo brano preferito, l'eterno capolavoro di Frank Sinatra 'I did it my way'. E ora il rientro di Pepito è a due passi, proprio 'a modo suo'. Senza cresta né tatuaggi.
@damorirne