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Draxler, Götze e Riquelme, l'ultimo grande dieci

Redazione

22 luglio 2015

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Caccia al numero 10, blitz per il trequartista, Draxler, Götze. Storicamente è la maglia del grande campione, da Platini a Maradona, dell'uomo più fantasioso della squadra, oggi per certi versi un prezioso strumento di marketing. Basti pensare a Honda e al Milan. Si guadagnava, un tempo, e per molti diventava l'obiettivo primario, la linea di traguardo dopo il tappone pirenaico. Oggi le cose sono un po' cambiate, com'è cambiata anche la funzionalità tra calciatore e numero di maglia. Abbiamo ammirato, giustamente, Jorge Valdivia distribuire il seme della creatività nell'ultimo trionfo cileno in Copa América, a buon ragione l'interprete che più si avvicina all'archetipo del vero diez, ma ce n'è un altro, ritiratosi da qualche mese, che ha folgorato gli occhi sapienti degli appassionati sulla via della Bombonera. Carlos Bilardo è stato il commissario tecnico dell'Argentina a Messico 86, quella del titolo mondiale, di Maradona e del goal del secolo. Carlos Bilardo, dieci anni più tardi, è stato anche l'allenatore del Boca Juniors e ha contribuito a lanciare l'ultimo grande dieci della storia del calcio, Juan Roman Riquelme. «Dove preferisci giocare, Roman?». «Tranne in porta e in difesa va bene tutto, mister». All'esordio fu schierato sulla destra e nonostante si trovasse fuori ruolo, terminata la partita, venne acclamato dall'intero stadio: «Riquelme! Riquelme!». Da quel momento, sulle caratteristiche del Mudo, si lavorò parecchio, soprattutto con l'altro Carlos, Bianchi, il visionario del successivo Boca, che lo trasformò a tutti gli effetti nel classico enganche, termine che in Argentina indica il trequartista puro, come Riquelme per l'appunto. Lento sì, ma con la strabiliante capacità di unire le due rette parallele della fantasia e della realtà. Giocatore che ben poco si adatta alla modernità del calcio, è il dieci senza tempo, forse proprio per questo ancora più affascinante. QI da sempre ai massimi livelli storici, tocco di palla elegante come una cena a lume di candela con vista a strapiombo sulle calme acque del mare, rettore del necessario perché Roman dal nulla poteva sbrogliare la più intricata delle situazioni e poi tornare a camminare, conquistando comunque la gelosia di tutto il pubblico. Doveroso ricordare almeno un capitolo della lunga epopea di Riquelme. Tra le tante pagine consumate, spicca quella della Coppa Intercontinentale del 2000 contro il Real - della prima presidenza Perez e del clamoroso acquisto di Figo dal Barcellona - quando il diez costrinse l'ingente capitale spagnolo a soccombere dinanzi alla purezza del calcio di strada. Vinse il Boca 2-1, con una doppietta di Martin Palermo. Ora è la giusta occasione per scomodare il Perozzi di Amici Miei ("Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione") e andare a rivedere l'azione del secondo gol. @damorirne

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