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La vita supplementare di Thohir

Redazione

4 agosto 2015

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Analizzare le amichevoli prestagionali dell'Inter, così come di qualsiasi altra squadra, è senza senso anche se qualche indicazione sulle caratteristiche dei singoli ogni partita riesce comunque a darla. Nel rimescolamento generale avvenuto alle spalle di Juventus e Roma tutto può succedere. Meglio quindi fare il punto sulla ricostruzione di una squadra che al suo terzo anno di Thohir deve battere un colpo e tornare nell'Europa vera se vuole far tornare i conti prima che i conti prendano il sopravvento. La cosa che non funziona non è l'attacco, ma che a poco più di due settimane dall'esordio in campionato con l'Atalanta la rosa non sia vicina ad un assetto definitivo. Continuano ad arrivare giocatori, l'ultimo Jovetic, e se ne trattano molti altri, dal quasi fatto Perisic a Melo al laterale sinistro sorvolando sui fanta-scambi, ma mandarne via ad inizio agosto è difficilissimo perché tutti sanno che hai comprato e che adesso hai un serio problema. Lo sanno anche i giocatori e i loro agenti, coscienti che in assenza di grandi offerte sia meglio prendere soldi sicuri vivendo a Milano che soldi insicuri nella steppa o nel deserto. Da Shaqiri a Nagatomo, passando per Schelotto, Taider, D'Ambrosio, Andreolli e arrivando ai vari Santon, Vidic, Guarin, per non parlare di Kovacic sempre nel limbo o di Hernanes, può ancora partire in pratica mezza squadra. Con storie individuali ai confini dell'assurdo, come ad esempio quella di Shaqiri che a gennaio sembrava l'unico acquisto vero e che in tre mesi è diventato indesiderato per motivi non spiegati e forse non spiegabili. E valutazioni di convenienza spacciate per certezze tecniche: dica il candidato in base a quale idea di calcio uno che nella scorsa stagione ha giocato 8 partite nella Liga (sì, c'era Dani Alves, ma è un po' il discorso delle riserve di Zoff o Maldini...) sarà sicuramente un passo avanti rispetto a D'Ambrosio. In ogni caso la 'telefonata di Mancini', ormai un genere giornalistico a parte, dovrà essere fatta anche per le partenze. È un problema di regolamenti ma anche di semplice gestione, più che finanziario, visto che ancora per questa stagione Thohir è riuscito a differire gran parte delle uscite, limitando a due gli acquisti definitivi, cioè Kondogbia (che peraltro sarà pagato in tre rate) e Murillo. Poi dal 2016 ci si porrà il problema di Dodò (scatta la prima rata per la Roma) e a seguire di tutti gli altri (Jovetic, Miranda, Montoya) arrivati in prestito ma con obbligo di acquisto differito. Cosa significa tutto questo? Che se riesce a liberarsi di qualche indesiderato l'Inter avrebbe ancora in canna uno o due colpi veri per il 2015, ma soprattutto potrebbe tirare a campare, parlando di bilancio, addirittura fino al 2017.  Thohir nel folle videogioco che è la serie A è riuscito infatti a guadagnarsi una vita supplementare soltanto con questi artifici contabili, senza nemmeno bisogno dei risultati del campo. Una linea di condotta figlia naturale dell'accordo con Moratti, che come in altri casi conoscono nel dettaglio solo i due diretti interessati, ma che ha effetti evidenti: ricapitalizzazione il più tardi possibile (Moratti ha ancora il 30% e non lo vuole diluire, nessuno si chiede il perché), al limite meglio prestiti personali di Thohir, pagamenti differiti, alleggerimento del monte ingaggi, grandi colpi (sopra i 20 milioni) solo con l'assenso dell'azionista di minoranza (mai vista una clausola simile nella storia del calcio), riorganizzazione aziendale assegnando ad ogni divisione compiti chiari, smantellamento di ogni incrostazione familiare e familistica. Non citiamo il marketing asiatico, perché in questo come in altri casi è marginale. Ma citiamo il Guerino di un paio di anni fa: Moratti avrebbe ottenuto gli stessi risultati, forse anche migliori (peggiori è difficile), mettendoci gli stessi soldi, assumendo a suo tempo un bravo amministratore delegato. O magari lo stesso Thohir. Twitter @StefanoOlivari 

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