La Supercoppa europea del Barcellona - quinto titolo, record insieme al Milan - la decide Pedro, in quello che è stato un innaturale capovolgimento della più famosa pièce di Samuel Beckett. Lo aspettavamo tutti, ed è arrivato. E il disegno divino, saggiamente tracciato da chi a questo punto ha fatto del calcio il suo hobby principale, ha voluto che segnasse a cinque minuti dai calci di rigore, come accaduto nel 2009 contro lo Shakhtar. Di Pedrito - utilizziamo il diminutivo perché meglio si adatta al piccolo e brillante esterno spagnolo - si è parlato negli anni troppo poco o, comunque, mai abbastanza. Ha raccolto meno elogi di quanto meritasse, oscurato nell'ultima stagione - non poteva essere altrimenti - dal più potente dei detonatori, nome in codice MSN (Messi, Suarez, Neymar). S'è regalato, in un repentino mutamento caratteriale, il trofeo conclusivo prima dell'addio al Barça, in perfetto stile dandy. E questo slancio di eleganza, con tutta probabilità, lo porterà in smoking al Teatro dei Sogni, nell'accezione cara a Bobby Charlton. Manchester United e Old Trafford, 100 anni e più di storia, uno dei tanti gioielli del calcio britannico.
L'altra notizia della serata riguarda Messi e i calci piazzati. Su quattro punizioni del prossimo Pallone d'Oro due sono entrate in rete - la seconda è un raro capolavoro già messo a dura prova dai flash delle macchinette di tutti i giapponesi che si trovano a passare dal museo del Camp Nou -, una ha levigato la traversa mentre dall'ultima è nata l'azione che ha portato al gol decisivo. Scene di ordinaria follia nel resto della partita. Il Barça, sotto 1-0 dopo i primi minuti, comincia a fare il Barça, tant'è che anche Mathieu per un'oretta circa motiva il fatto di avere nel palmarès personale una Champions League. Esce Iniesta, che bacia la Pulce lasciandogli la fascia di capitano, e con lui la forza motrice che aveva mosso la squadra insieme al sempreverde e biondo Rakitic. E dal 4-1 e da Luis Enrique, che si vedeva già a bordo piscina a festeggiare il 34° titolo in appena due giorni di lavoro, si passa al 4-4, all'esordio di Immobile - ottimo nella versione assistman - e all'ingresso in campo - disastroso - di Bartra, che confuta gli anni di onorato lavoro della Masia, l'accademia di calcio giovanile dei blaugrana. Fino all'epilogo di Pedro. Complimenti al Siviglia e a Unai Emery che - con tutto il rispetto per gli andalusi - meriterebbe una panchina più prestigiosa dell'attuale a dispetto di altri colleghi meno indicati ma seduti in seggioloni più grandi di loro. Ma il calcio, ci perdonerà Lineker se destabilizziamo dal contesto la citazione, è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 120 minuti e alla fine il Barcellona vince.
@damorirne