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Da Figo a Mihajlovic: pane, amore e tradimenti

Da Figo a Mihajlovic: pane, amore e tradimenti

Redazione

4 settembre 2015

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In principio fu una testa di maiale, direttamente prelevata dalla sagra della porchetta di Ariccia nel 2000 e gettata come una sciarpa qualsiasi nei pressi di una delle quattro bandierine stanziate al Camp Nou. Allora il celebre malcapitato fu nientepopodimeno che Luis Figo (sarà vegano?), marchiato dai tifosi catalani come un mercenario, reo di aver compiuto il dolorosissimo e quanto mai ai loro occhi inopportuno passaggio ai diretti rivali del Real Madrid. Stessa situazione di Luis Enrique, ma nel verso opposto. E Schuster? Dai blaugrana ai blancos, dai blancos all'Atletico. Mica male. I tradimenti, nel calcio così come nella vita. Puntando il dito in ordine cronologico, l'ultimo dei tanti è quello di Sinisa Mihajlovic. Da allenatore, però. Evitiamo di inserire nel capo d'accusa l'indiretto viaggio Roma-Lazio (via Samp) compiuto quando ancora indossava gli scarpini nelle domeniche di campionato. «Potrei anche morire di fame. Mai al Milan, sono stato quattro anni all'Inter, sono interista». Così sentenziava durante un'intervista del 2010, peccato che qualche anno dopo la storia abbia preso una piega leggermente diversa. Marca, il quotidiano spagnolo con sede a Madrid, stilando tempo addietro una complessa graduatoria - dal più grande al più piccolo sgarbo - consegnò addirittura la medaglia d'argento a Roberto Baggio e al suo trasferimento dalla Fiorentina alla Juventus. Nel giorno in cui il Divino tornò per la prima volta al Franchi (con la maglia bianconera) rifiutò di calciare il rigore, ma subito dopo la fine della partita raccolse istintivamente una sciarpa lanciatagli da un sostenitore viola. Sappiamo bene della rivalità esistente tra le due squadre dell'Old Firm, il Celtic e il Glasgow Rangers. Religione e politica, cattolici e protestanti. Mo (Maurice) Johnston si rese protagonista di uno spostamento - fortunatamente non immediato, passò due anni a Nantes - dall'uno all'altro club. Venne odiato dalle due tifoserie, dovette prendere casa a Edimburgo e assumere una guardia del corpo. Più tardi arriverà Lorenzo Amoruso e diventerà il primo capitano cattolico della squadra protestante. Nella lista entra anche l'America Latina. Oscar Ruggeri, campione del mondo insieme a Maradona nell'86, dal Boca al River, Batistuta dal River al Boca e Romario, straordinario interprete del derby carioca Fla-Flu. Non è sempre tempo di sventolare la bandiera. @damorirne

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