Un centrattacco con i fiocchi: in questa definizione romantica può rivivere la grandezza di Angelo Schiavio. Bolognese nel midollo, nell'anima, nei colori sportivi e per tutta la vita. Disseminò la sua avventura con il pallone di reti abbondanti, spesso e volentieri decisive. Come quel 10 giugno 1934. Nato nel capoluogo emiliano, in Via Murri, il 15 ottobre 1905 da famiglia di origine comasca, ultimo di otto figli, lascia gli studi di ragioneria per il pallone. Disputa il Campionato Promozione 1921-22 (paragonabile all'odierna Serie B) con la polisportiva Fortitudo. Rientra nei ranghi del Bologna, in cui era cresciuto, ed esordisce in Prima Divisione nel gennaio 1923. Centravanti potente, veloce, dal tiro forte e preciso, “Angiolino” Schiavio si fa la fama di personaggio schietto, dai modi un po' bruschi e poco incline ai compromessi. Non sopporta la stampa e le interviste. Ma segna, e tanto. Fino al 1936 realizza ben 240 reti, tra Prima Divisione, Divisione Nazionale e nella neonata Serie A a girone unico. Il picco lo tocca nella stagione 1928-29, quando timbra 29 volte in altrettante partite. Conquista il titolo di capocannoniere nel campionato 1931-32 con 25 segnature. Grazie alle sue prodezze nelle aree avversarie trascina il Bologna a conquistare quattro scudetti (1925, 1929, 1936 e 1937), due Coppe Mitropa (1932 e 1934) e il Torneo dell'Esposizione Universale (1937). Un fromboliere del suo calibro non può che attirare le attenzioni della Nazionale: il debutto avviene a Padova il 4 novembre 1925 in Italia-Jugoslavia 2-1, gara risolta dalla sua doppietta. In maglia azzurra vince il bronzo alle Olimpiadi 1928 ed è il centrattacco titolare anche in occasione del Campionato del Mondo del 1934. Realizza una tripletta nel 7-1 agli USA ed arriva al citato 10 giugno 1934: nella finalissima contro la Cecoslovacchia, a Roma, risolve ai supplementari con un suo gol la gara più importante dell'intera carriera. Le 4 reti in quel Mondiale lo incoronano capocannoniere ex-aequo con Nejedlý. E così, con la Coppa Rimet appena conquistata, si fa da parte con uno score di 15 reti in 21 partite, lasciando idealmente il testimone a Silvio Piola. Si ritira dal calcio alla fine della Serie A 1935-36, dopo il terzo scudetto. Ma quasi allo spirare del torneo seguente, con i rossoblu in difficoltà ma ancora in testa, si fa avanti con il presidente Dall'Ara e torna in campo: la doppietta all'ultima giornata contro il Milan regala il titolo al Bologna e l'immortalità calcistica, per sempre viva soprattutto tra i suoi concittadini e tifosi. Commerciante affermato, erede della fortunata azienda familiare di abbigliamento (in Via de' Toschi), riabbracciò per un breve periodo la sua storica squadra come allenatore insieme all'ex compagno Genovesi. Non andò bene. Un ruolo di responsabilità tecnica gli venne offerto in seguito anche dalla Federazione, che chiamò Schiavio a far parte delle varie commissioni che guidarono gli azzurri negli anni Cinquanta, in un'era povera di risultati. Morì nella sua città il 17 aprile 1990 a 84 anni. Se si tiene conto anche dell'era pre-girone unico, Angelo Schiavio risulta tuttora il terzo cannoniere di tutti i tempi del campionato italiano con 242 reti.
Fabio Ornano
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