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Bandiere al vento / Lev Jascin

Bandiere al vento / Lev Jascin

Redazione

3 ottobre 2015

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Questa rubrica viene nobilitata dalla rievocazione di una delle più grandi leggende della storia. Celebrato in patria e all'estero da una miriade di prestigiosi riconoscimenti, in vita e postumi, Lev Jascin è stato semplicemente il più grande portiere di tutti i tempi. Nato a Mosca (Unione Sovietica) il 22 ottobre 1929, è costretto a vedere la propria adolescenza turbata dalla Seconda Guerra Mondiale. Inviato a fornire il proprio contributo in una fabbrica militare della sua città, ha però la possibilità di trovare una gioia in quel terribile periodo: proprio giocando nella squadretta aziendale di calcio, lo scopre la Dinamo Mosca. Fisico imponente, statura vicina al metro e novanta, agile e provvisto di lunghe leve, Jascin fa fatica agli inizi a causa di alcune prestazioni opache. Viene spedito tra le riserve per un bel po', impegnandosi nel frattempo nella squadra di hockey su ghiaccio. Ma poi comincia la sua scalata. Vince cinque volte il campionato sovietico (1954, 1955, 1957, 1959 e 1963), tre volte la Coppa nazionale (1953, 1967 e 1970) ed in altre tre occasioni viene eletto Miglior Portiere dell'Anno (1960, 1963 e 1966). Ma nonostante i successi in patria, la fama di Lev Jascin è legata soprattutto alle performance con la casacca della Nazionale. Vince la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Melbourne 1956. La prima Coppa del Mondo teletrasmessa è quella di Svezia 1958: le sue straordinarie parate, la divisa completamente nera ed il fisico prepotente lo rendono famosissimo ovunque. Diventa per tutti “Il Ragno Nero”. Due anni dopo conquista con l'URSS la prima edizione dei Campionati Europei, “bucando” però clamorosamente il Mondiale cileno a causa di alcuni errori marchiani e poco avvezzi alla sua grandezza. A parziale sua discolpa, un paio di colpi al capo subìti in gara. E mentre la stampa estera ne predice il declino, riprende quota con altre grandi prestazioni: nel 1963 conquista il Pallone d'Oro che, ad oggi, vede Jascin unico portiere vincitore della storia del premio. Nel 1966 disputa la sua terza Coppa Rimet, partecipando al miglior risultato sovietico di sempre con il quarto posto conquistato. L'anno seguente scende in campo per la 78esima ed ultima gara tra i pali della Nazionale, ma non dice di no quando in occasione di Messico '70 la patria lo convoca come terzo portiere e collaboratore tecnico. In quello stesso anno dice addio alle competizioni, dopo 326 partite in campionato. Nel 1971 la Fifa lo celebra con un sontuoso Testimonial Match nella sua Mosca alla presenza delle grandi stelle dell'epoca. Ricopre per numerosi anni alcuni incarichi direttivi sia nella Dinamo che in seno alla Federazione, prima di cedere agli attacchi contro la sua salute: nel 1986 subisce l'amputazione di una gamba in seguito ad una tromboflebite, soccombendo il 20 marzo 1990 nella sua Mosca, vinto da un cancro allo stomaco. I riconoscimenti sportivi e civili alla sua persona sono sconfinati. Gli venne conferito l'Ordine di Lenin nel 1967 e l'onorificenza di Eroe del Lavoro Socialista nel 1990. A lui sono stati dedicati libri, poesie, canzoni, strade, statue e premi, tra cui quello omonimo assegnato al miglior portiere di ogni Mondiale. Considerato dagli stessi colleghi della sua epoca come il più grande di tutti, ha avuto dei formidabili concorrenti come l'inglese Gordon Banks e lo jugoslavo Vladimir Beara. Resta nella leggenda la sua risposta a chi gli aveva chiesto il segreto del successo: “Prima della partita, fumo una sigaretta per distendere i nervi e butto giù qualcosa di forte per tonificare i muscoli”. La sua interpretazione del ruolo ha fatto proseliti in tutto il mondo, dal gioco con i piedi alle rimesse veloci per innescare il contropiede. Nel 1999 l'IFFHS lo elesse Miglior Portiere del Secolo, e tre anni dopo è stato nominato quale miglior portiere della storia dei Mondiali dalla Fifa nel suo World Cup Dream Team. Fabio Ornano Già pubblicati: Tony Adams, Aurelio Scagnellato, Ricardo Bochini, Giovanni De Prà, Sandro Mazzola, Julen Guerrero, Franco Baresi, Santiago Bernabéu, Angelo Schiavio.

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