La vicenda del contratto di Antonio Conte dimostra che soltanto in Italia è considerato un crimine partecipare a una grande manifestazione avendo l'allenatore con il contratto in scadenza. Si preferisce il prolungamento prematuro, con relative dimissioni o esonero con transazione in caso di fallimento, ma non è mai stato chiaro il perché. Forse i giocatori non rispettano uno che percepiscono come di passaggio, azzarda qualche addetto ai lavori, anche se in Nazionale i primi ad essere di passaggio sono proprio i giocatori. Il pressing di Tavecchio sul commissario tecnico non è quindi un inedito, al di là del fatto che due milioni di euro a stagione dell'attuale contratto di Conte siano pagati dalla Puma, che di certo non li riconfermerebbe per un allenatore di profilo più basso. La volontà di Conte, che ovviamente non può esprimerla in conferenza stampa, è chiara: se un grande club gli farà qualche mese prima dell'Europeo una proposta concreta allora il suo ciclo in azzurro si chiuderà in Francia. È la primissima scelta di Galliani (non di Berlusconi) e la seconda della Roma dopo Ancelotti, senza contare la spendibilità (teorica, a Conte fa giusto piacere che se ne parli) all'estero di un personaggio con il marchio di allenatore della Juventus e della Nazionale italiana. Insomma, Conte temporeggerà ancora un po' e soltanto con la prospettiva di trovarsi senza nulla in mano accetterà le proposte di Tavecchio per un biennio ad alto rischio (la qualificazione mondiale per una volta non è scontata) di brutta figura. Di certo si aspettava di dover subire l'arroganza di certe società, ma non del Sassuolo. La tiritera sul c.t. 'uomo solo' è sempre attuale.
2. Michel Platini non dice addio ai sogni di diventare presidente FIFA il prossimo 26 febbraio, nonostante come Blatter sia stato sospeso per 90 giorni dal risibile (in quanto emanazione blatteriana) comitato etico della FIFA. I tempi sono dalla sua parte, perché la candidatura l'ha già presentata e anche se ci fosse la sospensione supplementare di 45 giorni si arriverebbe al 23 febbraio, tre giorni prima del voto. È quindi probabile che nelle prossime settimane arrivi un'altra bordata... Bisogna ricordare che a presiedere il comitato etico è quello stesso Eckert che l'anno scorso insabbiò il rapporto Garcia e che fra i suoi membri ci sono Cornel Borbély (Svizzera), Robert Torres (Guam) e Vanessa Allard (Trinidad & Tobago). Tre persone che hanno collaborato con Garcia, almeno fino a quando Garcia non è entrato in collisione con Eckert, quindi tre persone molto informate sul reale stato delle cose all’interno della FIFA e su dettagli tuttora riservati. Tre persone vicine a Blatter. In particolare la Allard si è occupata delle indagini su Platini…
3. Sfumato il sogno Champions al playoff di agosto, la Lazio sta partecipando all'Europa League. L'Europa League di quest'anno, però, mentre nella scorsa stagione il club di Claudio Lotito non ha partecipato ad alcuna competizione internazionale. Stando alle anticipazioni sul bilancio 2014-15, però, bilancio che sarà approvato nell'assemblea del prossimo 28 ottobre, la Lazio avrebbe contabilizzato nella scorsa stagione i ricavi europei di quest'anno. La bellezza di 22,3 milioni di euro. Finanza creativa, anzi di più, che ha evitato la chiusura in rosso: l'utile sarà di 5,81 milioni. Non siamo commercialisti, ma facendo le sottrazioni è evidente che senza questo 'numero' la Lazio sarebbe andata in rosso per circa 17 milioni. Quei 22,3 milioni sono la cifra che un club come la Lazio, in considerazione del mercato televisivo italiano, riceverà come diritti UEFA per l'eliminazione al playoff e la partecipazione all'Europa League, diamo per scontato che il calcolo sia corretto. Ma cosa succederebbe al bilancio 2015-16 se la Lazio non si qualificasse per il playoff Champions e non potesse contabilizzare quindi i soldi 2016-17? La spiegazione dataci da commercialisti fedeli al Guerino è che, al di là della molto discutibile competenza temporale di quei 22,3 milioni, la speranza di Lotito è quella di qualificarsi anche quest'anno almeno al playoff in modo da tenere sempre accesa la fiamma. Un'altra scommessa, insomma. Ma la cosa che più ci impressiona è che sui 110 milioni di fatturato più di 84 dipendano da diritti televisivi: un clamoroso 76%, che spiega meglio di mille analisi perché lo sgonfiamento della bolla televisiva distruggerebbe la serie A.
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