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Roma, il saliscendi di Gervinho

Roma, il saliscendi di Gervinho

Redazione

9 novembre 2015

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Il nuovo fenomeno da studiare è il congenito interesse di Gervinho per le montagne russe. Il devastante impatto nel primo anno a Roma che risvegliò l'incredulità dei tabloid inglesi ("All'Arsenal era penoso da guardare, fonte perenne di frustrazione"), la caduta e la messa in discussione (in estate era praticamente a un passo dal raggiungere Vucinic negli Emirati) e infine le due chiacchiere con il mentore Garcia, la cattura del posto da titolare e l'ascensione al cuore dei tifosi dopo un inizio di stagione che, francamente, in pochi avrebbero previsto. L'ivoriano è un giocatore che non ha idea di cosa siano le mezze misure. O c'è o non c'è. O lo noti o non lo noti. O lo porti in trionfo o lo declassi a bidone anche solo dopo novanta minuti. Della Roma contropiedista è il propellente insieme a Salah, il compagno di scorribande, e il capocannoniere insieme a Pjanic, entrambi a sette reti. Curioso per uno che ha da sempre avuto la fallibilità sotto porta come proprio segno di riconoscimento. Potremmo provare a spiegarci il calo della scorsa stagione - bisogna considerare la partecipazione al Mondiale e alla Coppa d'Africa di gennaio/febbraio -, ma risulteremmo illusori, perché la costanza di Gervinho nel non aggrapparsi alla tacca della continuità è ormai indubbia. Anomalo per velocità e generosità di corsa, cagionevole sotto molti altri aspetti. I giallorossi vincono il loro derby, senza neanche un italiano dall'inizio per la prima volta in stagione e con ben sette esordienti: Szczesny, Rüdiger, Digne, Vainqueur, Iago, Dzeko e Salah. Garcia ringrazia l'arbitro - il fallo sul bosniaco avviene di poco al di fuori dell'area di rigore - prende i tre punti e resta a -1 da Fiorentina e Inter, in perfetta scia scudetto. E dopo la sosta per le Nazionali due gare abbastanza impegnative: prima la trasferta di Bologna in campionato (6 punti nelle ultime 2 con Donadoni in panchina, a conferma che la rosa non è da retrocessione) e tre giorni dopo quella europea e quasi impossibile contro il Barcellona. Lì bisognerà fare il miracolo, Messi o non Messi. A proposito dei blaugrana, nella domenica di pomeriggio di Liga hanno avuto la meglio sul Villarreal per 3-0 (ha giocato anche Bonera, in campo per tutti i novanta minuti) e Neymar tra stop, sombrero e tiro al volo ci ha teletrasportati per un attimo sulle spiagge di Copacabana. Il consiglio è quello di andare a vedere o rivedere il gol, anche se per adesso in testa alla classifica c'è sempre Florenzinho. @damorirne

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