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La cuginanza italiana di Jamie Vardy

Redazione

3 dicembre 2015

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Dall'8 agosto, giorno dell'esordio stagionale in Premier contro il Sunderland, è andato a segno per ben 14 volte e nelle uniche due gare che lo hanno visto assistere alle realizzazioni dei compagni ha, tuttavia, regalato un contributo determinante con due assist. Jamie Vardy è l'uomo del momento. Nelle contee dell'Inghilterra, in Lapponia o in Manciuria. Non esistono confini quando il respiro della passione incrocia storie del genere. Il pareggio della scorsa settimana tra Leicester e Manchester United ha accolto l'undicesima rete consecutiva, guarda caso proprio contro quella che per anni è stata la raggiante dimora di Ruud Van Nistelrooy, fermatosi a quota dieci e a cavallo tra il 2002-2003 e il 2003-2004. C'è un piccolo particolare che rende il tutto un po' più curioso. Batistuta, nel novembre del '94, realizzò l'undicesima rete di fila fulminando Zenga su rigore e superando Ezio Pascutti, non certo l'ultimo arrivato. Allora sulla panchina della Fiorentina figurava Claudio Ranieri, lo stesso che adesso impartisce nozioni di calcio al nostro eroe e condivide la vetta del campionato inglese insieme al City. Il lavoro in fabbrica, l'esplosione tardiva - o meglio, qualcuno ha visto lungo - dopo il cospicuo tempo passato nei bassifondi del football e l'esordio in Nazionale, insperato a pensarci soltanto dodici mesi fa. Meglio Vardy che mai, come accaduto a molti protagonisti a noi tanto cari in proporzioni più o meno ridotte. Cosa passa nella testa di un 24enne che gioca da trequartista in C2 e con la maglia numero 10 del Chieti? Tutto, magari un salto di categoria di lì a poco, ma indubbiamente non il pensiero di poter cambiare ruolo, decidere una semifinale mondiale e calciare il rigore della vittoria sotto gli occhi del mondo. Chiedete a Fabio Grosso, riguardando gli episodi chiave di Germania 2006. Macchina del tempo, torniamo a Italia 90. Un anno (e qualche mese) è il periodo che basta a Totò Schillaci per transitare dalla posizione di metà classifica in B con il suo Messina alla medaglia d'argento del Pallone d'Oro, passando per le sei reti al Mondiale. Un'amichevole tra i dilettanti della Caratese e la Juventus permette a Moreno Torricelli di svestirsi della divisa da falegname e di indossare quella bianconera, ritrovandosi dal nulla su un palcoscenico gremito di gente. L'abnegazione e il duro lavoro sono le qualità che autorizzano Giaccherini a parcheggiare per sempre il Pandino prima e la Fiesta dopo e che gli fanno guadagnare la stima di Conte e Prandelli. Firenze è la città che ospita l'esordio in A di Christian Riganò dopo vent'anni tra Promozione, Eccellenza, Dilettanti, C2, C1 e B e Messina quella di Riccardo Zampagna. Questi ultimi, però, appartengono più alla sfera del nostalgico, territorio indiscusso di Dario Hübner e Igor Protti. Ultima nota, gli undici minuti di gloria che Mazzarri concede a Peppe Mascara nel settembre del 2011: debutto in Champions a 32 anni nel vittorioso incontro del Napoli contro il Villarreal di Pepito Rossi, Diego Lopez e Cristian Zapata. @damorirne

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