Non c'è bisogno di essere grandi dietrologi per notare che Sky sia l'unico fra i grandi media nazionali ad essere davvero critico con l'operato di Adriano Galliani al Milan, peraltro criticato anche dalla maggioranza silenziosa e dalla minoranza rumorosa dei tifosi rossoneri. I giudizi tecnici di Boban e Costacurta vengono vivisezionati, mentre in società piacciono i commenti più soft di Ambrosini, per citare grandi ex della casa. Così l'intervista per la serie 'I signori del calcio' di Paolo Maldini, certo uno che non ha mai basato i suoi pensieri sugli umori della curva Sud (basti pensare a come si è chiusa la sua carriera) è stata presa male, anzi malissimo, dall'unico amministratore delegato del Milan rimasto in campo, dopo lo pseudo-Aventino di Barbara Berlusconi dopo la vicenda stadio, culminato con il ritardo all'incontro con gli sponsor mentre suo padre era lì a ottant'anni a stancarsi e a ripetere le battute di sempre. Dicendo che non sente Berlusconi da sei anni Maldini dice una mezza verità, perché un anno e mezzo fa quando sembrava pronto il ribaltone societario il nuovo uomo forte scelto dai Berlusconi era proprio lui, difficile che questo fosse accaduto a sua insaputa. Poi tutti sanno ciò che è accaduto e lo stesso Maldini si è messo l'anima in pace, investendo con l'amico Riccardo Silva (l'uomo che vende i diritti della serie A all'estero, fra le altre cose) nei Miami FC che da aprile giocheranno nella nuova edizione della NASL, con Alessandro Nesta allenatore. Il passaggio più forte è quando Maldini dice che Galliani è sì un grande dirigente ma che è carente nel valutare giocatori e allenatori, quindi andrebbe affiancato. In altre parole, capisce poco di calcio. Non è ovviamente vero, basti pensare a quello che il Milan ha vinto nell'ultimo trentennio, anche paragonandolo ad altre squadre con budget illimitati (fino a 5 stagioni fa è stato così). Galliani si rende conto benissimo che in panchina Inzaghi vale meno di Ancelotti e che Montolivo non è Rijkaard, ma al di là delle cifre diverse messe a disposizione da Berlusconi il messaggio di Maldini è che il Milan non è suo o dei procuratori suoi amici. In realtà il messaggio non è solo di Maldini. Una vicenda non soltanto calcistica, con implicazioni umane e aziendali, che rende incommentabile Carpi-Milan e tutti i prossimi Carpi-Milan: se una squadra con una rosa da sesto, settimo posto alla fine arriverà sesta, che cosa c'è da commentare? Nella sua vita raramente, diciamo pure mai, Berlusconi ha licenziato qualcuno (a maggior ragione un amico, per quanto si diano ancora del lei), al massimo lo ha messo in condizione di andarsene.
Twitter @StefanoOlivari