l'Inter di Roberto Mancini è in piena corsa per un posto in Champions League, o meglio nel suo preliminare, quindi per il massimo obbiettivo fissato in estate. Certo è che la sua seconda vita interista, che ormai ha abbondantemente superato l'anno, non si può giudicare con gli stessi parametri della prima quando la qualificazione alla Champions League (quattro italiane presenti) rappresentava il traguardo minimo per un club come l'Inter, con le Sette Sorelle ormai diventate quattro per il ridimensionamento di Parma, Lazio e Fiorentina. Prendendo in considerazione le prime tre sessioni di calciomercato di 'quella' Inter manciniana, visto che nel Mancini bis le sessioni sono state finora tre, si nota l'arrivo di di gente come Julio Cesar, Samuel, Burdisso, Maxwell, Cambiasso, Mihajlovic, Veron, Figo, soltanto per citare giocatori già affermati e quindi senza giudicarli con il senno di poi. Tutto questo in un contesto di mercato dominato dalla più forte Juventus dell'era Moggi-Giraudo e dal Milan berlusconiano che spendeva senza limiti. Un fuoriclasse (Figo) in declino, uno (Veron) ritenuto ingiustamente in declino, una sicurezza ma non certo un uomo-mercato come Samuel e per il resto ottima classe media, vista con gli occhi del tempo (il Cambiasso di 24 anni sarebbe il miglior acquisto per l'Inter di oggi...). Nonostante le spese del Moratti alla Moratti, in un calcio dove però spendevano anche gli altri, un calciomercato non troppo distante da quelli di oggi, come livello dei giocatori davvero raggiungibili. Soltanto nel 2006, con Ibrahimovic (ma anche Vieira) arrivato in seguito a Calciopoli, la storia dell'Inter è però veramente cambiata con uno di quei pochi al mondo che spostano gli equilibri (nella stessa estate comunque arrivò anche Maicon). Ci sembra quindi di trovare qualche analogia con la situazione di dieci anni fa: una buona classe media, un gruppo di 'suoi' giocatori, un ambiente ricostruito e dove Mancini fa da parafulmini (situazione che poi Mourinho avrebbe portato a vette irraggiungibili) mediatico. Manca ancora il fuoriclasse in campo, quello che cambia il corso della storia.
Twitter @StefanoOlivari