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Tutti i programmi per il dopo Blatter

Tutti i programmi per il dopo Blatter

Redazione

24 febbraio 2016

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Quali sono i programmi dei cinque candidati, in realtà tre perché Champagne e Sexwale non hanno alcuna chance, alla presidenza FIFA? Sempre poi che venerdì davvero si voti... Jérome Champagne ha idee che finiremmo blatteriane, del resto è stato segretario generale della FIFA dal 2002 al 2010: centralità delle nazionali, distribuzione degli utili FIFA al più alto numero possibile di paesi, finanziamento diretto di nuovi stadi da costruire nei paesi più marginali, nascita di federazioni svincolate dagli stati nazionali (esempio: la Catalogna, ma in linea teorica anche il Veneto) in modo da aumentare i votanti FIFA, mantenimento delle 32 squadre nella fase finale di Coppa del Mondo attuale. Tokyo Sexwale punta su una FIFA imprenditrice e non più prenditrice. Insieme all'amico Beckenbauer e all'amica Adidas propone un programma incentrato su crescita, comunicazione, sponsorizzazioni, attività delle nazionali più intensa ma anche più razionale. Un politico e imprenditore di ottimo livello, considerando gli standard dei dirigenti del calcio africano, ma che proprio nel suo continente trova pochi consensi. Alì Bin Al Hussein punta sulla diffusione del calcio femminile nel mondo in generale e in quello arabo in particolare (sia pure con la concessione del velo). Nel suo programma finanziamenti a pioggia in tutto il mondo per creare in ogni stato un grande stadio nazionale (stessa idea di Champagne), lotta alle scommesse (anche quelle legali) e al razzismo, trasparenza amministrativa, limite a due ai mandati. Più interessante del suo programma è il suo compagno di viaggio, Diego Maradona, già un programma in sé. Per Gianni Infantino la fama di replicante di Platini è tutto sommato meritata, guardando al programma: allargamento del Mondiale a 40 squadre (strizzata d’occhio a chi di base non lo voterebbe, cioè quasi tutti i paesi non europei), una maggiore trasparenza nel funzionamento della FIFA, la rotazione nella cariche per evitare rendite a vita, cautela nell’uso della tecnologia in sostituzione degli arbitri. Il grande favorito della vigilia è Salman Bin Ibrahim Al Khalifa, che come proposte forti ha anche lui, come Infantino, la Coppa del Mondo allargata a 40, ma anche grandi riforme regolamentari: dal tempo effettivo (partite di 60 minuti, due tempi da 30) ai time out passando per espulsioni a tempo e sostituzioni tipo pallacanestro. Gli scenari sono chiari. Al Khalifa ha i voti di parte dell'Asia, di quasi tutta l'Africa e di tutti quei paesi che ancora si riconoscono in Blatter (quindi la CONCACAF, come minimo, ma non solo), in più potrebbe coinvolgere Champagne e vince in qualsiasi testa a testa sul filo del singolo voto. Le speranze di Infantino ed Al Hussein sono legate unicamente all'ipotesi di presentarsi compatti, con il primo possibile vicepresidente (anche perché magari fra quattro anni Platini tornerà in pista) e il secondo catalizzatore di gran parte del voto di opinione: la sensazione è però che rispetto allo scorso maggio, quando mise in difficoltà Blatter, il principe giordano abbia perso qualche colpo. Già, Blatter: chi sosterrà? Pubblicamente nessuno, ma la vittoria di Al Khalifa non gli sarebbe sgradita. Twitter @StefanoOlivari    

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