Con le decine di allenatori avuti da Maurizio Zamparini è difficile tenere una statistica credibile su esoneri e ritorni, viste le tante situazioni di confine fra rescissione e cacciata, ma comunque Walter Novellino è noto anche per essere stato l'unico allenatore della storia zampariniana a non essere mai stato esonerato. Ci riferiamo allo Zamparini di Venezia, ma vale lo stesso. Quello che ai nostri tempi veniva definito Monzon, per una vaga somiglianza con il grande peso medio (anche se Novellino parte dell'infanzia l'aveva vissuta in Brasile, non in Argentina), arrivò al Venezia nell'estate del 1997, dopo una stagione al Ravenna, e subito portò la squadra alla promozione in A: Zamparini, che aveva preso in mano il Venezia a metà anni Ottanta quando era sull'orlo del fallimento (era l'epoca della denominazione VeneziaMestre), insieme a un Di Marzio direttore sportivo gli aveva messo a disposizione una buona squadra ma Novellino ci mise comunque del suo. Era il Venezia di Giuseppe Iachini (non un omonimo, proprio l'ex allenatore del Palermo), Schwoch, Luppi, Pedone... L'anno dopo, per la serie A, il club che aveva come direttore generale Beppe Marotta, si rinforzò con Taibi (che poi sarebbe andato al Manchester United), Maniero e da metà stagione anche Recoba, ottenendo una salvezza tranquilla che avrebbe fatto guadagnare a Novellino la riconferma se non fosse andato di sua volontà al Napoli, all'epoca in B, pensando che fosse la strada per entrare nel giro giusto. Altra promozione, ma Novellino nel giro giusto non ci è davvero mai entrato. Però Zamparini non lo ha mai dimenticato. Di Novellino gli piace il modo diretto (eufemismo) di rapportarsi con i giocatori, necessario in un ambiente allo sbando come quello del Palermo, e i pochi svolazzi tattici: 4-4-2 con poche varianti, quasi sempre dipendenti dalle caratteristiche dei due attaccanti che nella filosofia di Novellino devono avere la squadra al proprio servizio. Poi vedremo nella realtà rosanero: la difesa a quattro è sicura, ma forse al 4-4-2 ci saranno deroghe e in fondo a Zamparini importa soprattutto che si valorizzino Trajkovski e gli altri giocatori con un mercato, senza mettere a rischio la salvezza. È un discorso fatto più volte: allenatori del tutto sovrapponibili tatticamente vengono giudicati in modo diverso a seconda del modo di portare la giacca e anche di altre situazioni non confessabili. Novellino non è mai stato ritenuto da progetto, chissà perché. Non sarà il profeta del calcio champagne, ma fino a pochi anni fa era per caratteristiche umane e tecniche quello che oggi è Mihajlovic. Certo è che Zamparini capisce di calcio ed è anche per questo che dagli addetti ai lavori (meno dai giornalisti) continua ad essere rispettato.