“My biggest challenge”. La mia sfida più grande. Così si è presentato il nuovo Ct inglese Sam Allardyce, entusiasta per l’incarico appena commissionatogli dalla Fa.
Dopo le disavventure di Roy Hodgson, eliminato agli ottavi di finale degli Europei contro l’Islanda, la federazione inglese ha optato ancora una volta per una scelta autarchica, affidando a Big Sam l’incarico più prestigioso d’Inghilterra.
Nella stagione appena conclusa, Allardyce ha contribuito alla salvezza del Sunderland, subentrando a ottobre in corso all’esonerato Dick Advocaat.
La ricostruzione della nazionale passa dunque per un tecnico che non ha mai vinto nessun grande trofeo e che spesso è stato considerato un esponente sin troppo legato alle vecchie scuole calcistiche, venendo accusato da un certo tipo di critica di iperdifensivismo. Accuse, peraltro, sempre rispedite al mittente da parte di Big Sam, che non ha mai gradito l’etichetta affibbiata.
Ma è anche vero che Allardyce non ha mai allenato club di primo piano e che ha sempre centrato l’obiettivo salvezza (Bolton, Newcastle, Blackburn, West Ham e Sunderland i club da lui allenati in Premier). “Capisco che il non essere mai retrocesso non abbia l’appeal di una vittoria in Coppa d’Inghilterra o in Coppa di Lega, ma è comunque un grande risultato”, il commento a riguardo della vecchia bandiera del Bolton, club con il quale ha passato otto anni da giocatore e otto da allenatore.
Il suo gioco, dicevamo, non è mai stato spumeggiante. Il tecnico di Dudley è uno che bada al sodo, privilegiando la concretezza, e questo può essere un bene per una compagine malata come quella dei Tre Leoni, che negli ultimi dieci anni ha terminato le proprie avventure nei grandi tornei alla fase a gironi o al massimo alla prima gara d’eliminazione diretta, mancando addirittura la qualificazione agli Europei del 2008. Alla fine, i risultati migliori degli anni Duemila sono arrivati con l’allora tanto criticato Sven Goran Eriksson, che raggiunse i quarti di finale dei Mondiali sia nel 2002 in Giappone e Corea sia nel 2006 in Germania. Poi, sono arrivati i flop di Steve McClaren, Fabio Capello e Roy Hodgson.
Allardyce è un uomo che punta molto sul lato mentale dei suoi giocatori e riserva grande spazio all’alimentazione dei suoi atleti. “Ci aveva affiancato uno psicologo e proponeva anche delle sedute settimanali di yoga”, ricorda Michael Bridges, suo ex giocatore al Bolton.
Dal punto di vista tattico, sarà interessante vedere la posizione di Wayne Rooney, schierato da Roy Hodgson sulla linea dei centrocampisti. In realtà, il Ct ha glissato sull’argomento, sostenendo che dipenderà da Mourinho: “Se José lo userà nel Manchester United come attaccante, sarebbe inutile schierarlo a centrocampo in nazionale”. A proposito di Mourinho, lo Special One è tra quelli che lo accusato di giocare palla lunga e pedalare e in passato lo mise tra le sue vittime: “Gioca un calcio del XIX secolo”.
Primo obiettivo, qualificarsi per Russia 2018. Impresa obiettivamente non impossibile, visto il girone che include Slovacchia, Slovenia, Lituania, Malta e i grandi rivali della Scozia. La prima partita ufficiale non sarà comunque delle più tenere: il 4 settembre, a Trnava, in casa degli slovacchi. Partirà subito con la sfida più difficile del raggruppamento. Tre giorni prima, l’esordio in amichevole, a Wembley, contro la Croazia.
Giovanni Del Bianco
@g_delbianco