Dopo gli aperitivi della prima giornata di Championship, in un’edizione ricca di grandi nomi (oltre agli ormai classici Nottingham Forest e Leeds, si sono aggiunti quest’anno club come Aston Villa e Newcastle) e del Community Shield vinto dal Manchester United, parte nel week end anche la Premier League.
Almeno sulla carta si profila un’edizione particolarmente interessante, con quasi tutti i grandi club che hanno dato vita ad un nuovo corso: Mourinho allo United, Guardiola al City, Conte al Chelsea. E se vogliamo anche Klopp al Liverpool, visto che il tecnico tedesco l’anno scorso subentrò a stagione in corso. È in quest’estate che il “Normal One” ha potuto effettivamente modellare la squadra secondo la sua volontà. Poi ci sono i club come Arsenal e Tottenham che sono rimasti fedeli a Wenger e Pochettino (e ci mancherebbe altro, nel caso di quest’ultimo) e che tenteranno, al pari delle grandi di Manchester e dei Reds, di succedere al Leicester nell’albo d’oro. Per la formazione di Ranieri, il bis pare un’impresa fuori portata, vuoi perché ci sarà l’avventura in Champions che toglierà energie al campionato, vuoi perché confermarsi è ancora più arduo che imporsi una prima volta e soprattutto perché non sembra all’orizzonte un’altra stagione con tutte le grandi in difficoltà simultanea.
TRA GLI ALLENATORI TRIONFA IL MADE IN ITALY
L’Italia domina la parte legata alle panchine: ben quattro saranno i tecnici nostrani impegnati in Premier (oltre ai citati Conte e Ranieri, ci sono Guidolin allo Swansea e il debuttante Mazzarri al Watford), più di qualunque altra nazionalità, persino più degli inglesi, al momento tre (Sean Dyche del Burnley, Eddie Howe del Bournemouth e Alan Pardew del Crystal Palace. C’era anche Steve Bruce, ma si è dimesso a fine luglio dall’Hull City e siamo ancora in attesa di vedere chi lo rileverà). Si è indebolita la fazione olandese, con Louis Van Gaal cacciato dal Manchester Utd e Guus Hiddink che ha lasciato ad Antonio Conte la guida tecnica del Chelsea (è rimasto solo Ronald Koeman, che dal Southampton è passato all’Everton).
In cerca di rilancio lo scozzese David Moyes, tornato in Premier League: guiderà il Sunderland, salvatosi a fatica lo scorso anno.
A caccia di conferme Slaven Bilic e il suo West Ham: anzi, attorno agli Hammers c’è una certa curiosità, dettata anche dal trasferimento nel nuovo stadio Olimpico, un impianto che di inglese ha francamente ben poco.
ATTESA PER POGBA (E NON SOLO)
Il volto nuovo del campionato è sicuramente Paul Pogba: il centrocampista francese è tornato laddove lo aveva prelevato la Juventus, in quella Manchester che lo aveva visto partire nel 2012 quando era una giovane promessa e che lo riporta a casa oggi per 89 milioni di sterline come uno dei talenti più affermati a livello planetario.
C’è attesa per il nazionale belga Michy Batshuayi, passato dal Marsiglia al Chelsea dopo il bell’Europeo di giugno. Alla manifestazione francese, tra l’altro, aveva affrontato da avversario proprio il nuovo tecnico Conte, anche se in quel match non scese in campo.
Le squadre inglesi hanno poi fatto la spesa in Germania: il Manchester City ha prelevato dallo Schalke 04 l’ala Leroy Sané (37 milioni di sterline) e dal Borussia Dortmund Ilkay Gündogan (20 milioni); l’Arsenal ha strappato Granit Xhaka dal Borussia Mönchengladbach (34 milioni di sterline); il Liverpool ha preso Joël Matip (parametro zero), il portiere Loris Karius dal Mainz e il difensore estone Ragnar Klavan dall’Augsburg; il Leicester ha ingaggiato Ron-Robert Zieler (portiere di riserva della Germania campione del Mondo nel 2014) dall’Hannover.
Ci sono poi gli affari interni, non meno dispendiosi: il difensore John Stones è passato dall’Everton al Manchester City per 47 milioni di sterline, proprio a pochi giorni dall’inizio del campionato: è il secondo difensore più pagato di sempre, dopo David Luiz. Il Chelsea ha invece preso dal Leicester N’Golo Kanté, uno dei simboli della formazione di Ranieri dello scorso anno, forse l’elemento più importante dell’undici titolare. Il Liverpool ha speso 34 milioni di sterline per assicurarsi Sadio Mané dal Southampton e altri 25 per assicurarsi Georginio Wijnaldum dal retrocesso Newcastle.
IL LEICESTER MANTIENE L’OSSATURA
In attesa dello storico debutto di Champions, i campioni in carica avranno gli occhi puntati già delle prime uscite in Premier, a partire dalla trasferta in casa del disastrato Hull City, senza allenatore e con una rosa ridotta a pochi giorni dal via. Con l’addio di Kanté, Ranieri ha perso un elemento chiave, ma è stato anche l’unico. Chi temeva una partenza in massa dei protagonisti che hanno messo le mani sul titolo è stato smentito dai fatti: Mahrez e Vardy ci sono ancora e in avanti si è aggiunta l’opzione del nigeriano Musa, che ha lasciato la Russia e il Cska Mosca dopo cinque stagioni. Anche il centrale Nampalys Mendy, preso dal Nizza, è un buon colpo: 24 anni, dovrà essere proprio lui il nuovo Kanté.
Anche il Tottenham scalda i motori per la Champions. Inalterato il telaio della squadra, vale un po’ il discorso fatto per il Leicester: il doppio impegno toglierà delle risorse, ma a differenza dei campioni d’Inghilterra non potrà esserci il rischio della pancia piena. Anzi, la lotta per il titolo dello scorso anno ha dato carica ed entusiasmo a un ambiente che non vince il campionato dal 1961. Chissà che Pochettino non possa tentare un nuovo assalto. Di cessioni illustri non ce ne sono state, mentre in entrata sono arrivati dal Southampton il mediano Victor Wanyama e dall’Az l’attaccante Vincent Janssen, cannoniere della scorsa Eredivisie con ventisette gol.
LE RIVOLUZIONI MANCUNIANE
Si ripropone in terra britannica, addirittura in un derby cittadino, la sfida tra José Mourinho e Josep Guardiola che aveva caratterizzato la Liga spagnola dal 2010 al 2012. Il primo ha sostituito Van Gaal, al quale non è stato sufficiente vincere la Fa Cup per venire confermato: troppo grave l’essere rimasto fuori dalla Champions. Al portoghese spetta l’affascinante compito di riportare a grandi livelli lo United, reduce da tre annate storte. Che il dopo-Ferguson sarebbe stato difficile era prevedibile. Così difficile, forse no.
Sono arrivati all’Old Trafford Pogba, Mkhitaryan, Bailly e Ibrahimovic, con quest’ultimo che approda alla Premier a 35 anni e che si è già rivelato decisivo nel Community Shield. Si attendono ora le operazioni in uscita. Una di queste dovrebbe riguardare Schweinsteiger.
Stones, Sané, Gündogan, Nolito, Gabriel Jesus: anche nell’altra Manchester non si è badato a spese e la squadra necessitava forse di meno aggiustamenti rispetto allo United, nonostante l’arrivo a paripunti della scorsa stagione, con la miglior differenza reti a premiare i Citizens con un posto nei preliminari di Champions. Preliminari nei quali Agüero e compagni se la vedranno con la Steaua Bucharest: ostacolo apparentemente semplice da superare e assolutamente vitale per il prosieguo della stagione.
LA CORSA ALLA SALVEZZA
Sarà intrigante vedere come si comporteranno le neopromosse: l’Hull City, come accennato poco sopra, è allo sbando e al momento è la squadra peggio attrezzata; Burnley e Middlesbrough puntano a mantenere la categoria, entrando nella scia del Bournemouth e del Watford della scorsa stagione: i Clarets stanno facendo su e giù tra Premier e Championship dal 2013-14 e cercano stabilità; il Boro mancava invece dal 2009: dal 2013 lo allena Aitor Karanka e con lui, sono due i tecnici spagnoli (l’altro è Guardiola). Uno in meno dello scorso anno, visto che il neo Ct del Belgio Roberto Martínez ha lasciato a maggio la panchina dell’Everton e Quique Sánchez Flores ha detto addio al Watford per andare all’Espanyol.
Giovanni Del Bianco
@g_delbianco