Alle porte c'è Inter-Cagliari, una partita che evoca tanti ricordi. Allo spirare dell'ottobre 1970 la squadra di Scopigno, con lo scudetto sul petto, passò nel giro di pochi giorni dalla massima esaltazione alla desolazione. Protagonista principe di questa storia è Gigi Riva, eroe rossoblu ed azzurro.
25 ottobre 1970, quarta giornata di Serie A. Il Cagliari campione d'Italia è reduce da due vittorie e un pareggio. La squadra isolana è in ottime condizioni di forma e schiera in campo a Milano contro l'Inter la formazione migliore: Albertosi, Martiradonna, Mancin, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè, Gori, Greatti, Riva. Dall'altra parte Heriberto Herrera deve fare a meno di diversi titolari, tra cui Boninsegna, Bedin e Jair: giocano Vieri, Burgnich, Facchetti, Fabbian, Giubertoni, Cella, Pellizzaro, Mazzola, Reif, Bertini, Corso. Arbitra nientemeno che Concetto Lo Bello di Siracusa. Dopo appena 7 minuti il Cagliari si porta in vantaggio: punizione dal limite, Greatti tocca per il sinistro di Riva che infila di potenza nella porta nerazzurra. La combinazione si ripete alla perfezione al 21°, con il numero 10 che chiude il triangolo con il bomber e lo imbecca al limite dell'area piccola: Fabbian in scivolata e Vieri in uscita non possono nulla sulla seconda zampata di Giggirriva. Una doppietta che si abbatte come un ciclone sull'Inter, con gli ospiti che dominano in lungo e in largo. A 11 minuti dalla fine è Domenghini che supera il portiere in uscita con un tocco morbido, Riva accompagna la palla in rete senza toccarla. Gigi la raccoglie e la calcia altissima con il suo sinistro, un'esultanza che è insieme sfogo e consapevolezza per un'affermazione importante. All'Inter non rimane che la consolazione del 3-1 di Mazzola all'88°. Quel giorno davanti ai 70.000 di San Siro il Cagliari gioca forse la sua migliore partita, che ne consolida la fama di grande squadra in testa alla classifica.
Di più: il celebre giornalista Gianni Brera viene talmente abbagliato dalla prestazione superlativa di Riva che conia per lui il soprannome che lo avrebbe reso immortale: Rombo di Tuono. Nessuno immagina che il destino beffardo sia invece pronto dietro l'angolo, ad attendere i sogni del giocatore e del Cagliari.
Il sabato successivo a quella grande partita di San Siro, l'Italia infarcita di quattro cagliaritani debutta nelle eliminatorie per l'Europeo 1972. Ecco l'Austria nel celebre campo del Prater: gli azzurri di Valcareggi sono in vantaggio per 2-1 grazie alle reti di De Sisti e Mazzola quando, nella ripresa, Riva riceve la palla. Supera un avversario e punta l'area austriaca, vorrebbe entrare anche lui tra i marcatori. Non la pensa così Norbert Hof, che contrasta il numero 11 da dietro e gli ingabbia la gamba destra. Le urla di Gigi e la disperazione di Domenghini che lo soccorre lasciano poche speranze: è il secondo grave infortunio per Riva in Nazionale, si tratta di frattura del perone (con interessamento dei legamenti della caviglia) proprio come tre anni prima con il Portogallo in cui si ruppe il sinistro.
Da quel 31 ottobre 1970 Hof diviene “Il boia del Prater” ed il Cagliari comincia la sua triste discesa, senza il suo cannoniere che l'aveva portato alla gloria. Il sogno della Coppa dei Campioni svanisce sul campo dell'Atlético Madrid pochi giorni dopo: dopo aver superato il Saint-Etienne al primo turno e vinta l'andata sugli spagnoli, il ritorno senza Riva diventa un ostacolo insormontabile. In campionato arriva un mesto settimo posto. L'epopea rossoblu, così breve ed abbagliante, si chiude qui.
Fabio Ornano
@fabio_ornano