Il caso Icardi-Curva Nord forse non farà bene all'Inter ma qualcosa di buono all'editoria sportiva magari la porterà. In un paese come l'Italia dove, va ricordato, il 58% della popolazione sopra i 6 anni di età non legge nemmeno un libro all'anno (dati ISTAT riferiti al 2015) al di fuori degli obblighi scolastici o professionali. Mentre scriviamo queste righe in vetta alla classifica di Amazon riferita allo sport c'è proprio la discussa autobiografia di Icardi, 'Sempre avanti - La mia storia segreta', che indubbiamente sta beneficiando di tutte le polemiche degli ultimi giorni. In generale le biografie e le autobiografie funzionano molto bene, in proporzione ad altri tipi di libro: nella top ten oltre a Icardi ci sono anche Cruijff (autobiografia), Arpad Weisz (biografia scritta da Matteo Marani), Ibrahimovic (autobiografia con David Lagercrantz) e Vieri (autobiografia con Mirko Graziano). Insomma, anche senza ricordare i boom editoriali di Cassano o Baggio l'attualità dice che il 50% del mercato editoriale è incentrato sulle vite dei campioni o di grandi uomini (come Weisz), più che sulla celebrazione delle gesta di una squadra e meno che mai sui libri 'contro': la teoria di Berlusconi (il tifoso non vuole leggere critiche alla sua squadra e non legge cose, né critiche né tantomeno elogiative, su altre squadre) è purtroppo sempre verificabile e verificata sul campo. Un fenomeno che nel mondo anglosassone è ancora più spinto e che riguarda anche giocatori ed ex giocatori minori, anche se va detto che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna non esistono quotidiani sportivi e quindi la 'fame' riguardante le singole vite è superiore. Di certo negli USA le 'curve' non sono mai esistite, al punto che a un americano (Pallotta compreso) è difficile spiegare anche solo cosa siano, mentre in Gran Bretagna sono state addomesticate.