Quando le squadre di Pep Guardiola perdono è di solito perché i giocatori (non proprio dei cani, visto che in carriera il catalano ha allenato soltanto Barcellona, Bayern Monaco e Manchester City) non hanno assimilato il progetto, mentre per altri allenatori di primissimo piano, da Ancelotti a Mourinho, basta uno scialbo pareggino per parlare di crisi, come abbiamo visto anche nelle ultime settimane. Insomma, ci sono gli artigiani che segnano in contropiede e gli artisti che segnano con le ripartenze, quelli che con la difesa a tre sono catenacciari e quelli che con gli stessi tre centrali, come qualche volta con il Bayern, regalano grandi emozioni: ognuno riceve una sorta di battesimo mediatico all'inizio della carriera ed è sempre difficile 'sbattezzarsi', per la pigrizia di giornalisti e lettori. Va però detto che l'imbarcata presa a Barcellona in Champions League, nell'ultimo posto dell'universo dove avrebbe voluto perdere 4-0, è con tutti gli asterischi del caso (fino all'espulsione di Bravo il City era piaciuto e avrebbe meritato il pari, contro un Barcellona dalla difesa mezza azzoppata) uno dei pochi episodi del genere nella sua carriera in panchina: raramente, anche quando hanno perso, le sue squadre hanno subito così tanto un avversario. Nel dopopartita Guardiola ha detto che questa non è la peggiore sconfitta della sua carriera e ha giustamente citato un altro 0-4, quello che il 29 aprile 2014 gli inflisse a Monaco il Real Madrid di Ancelotti che poi sarebbe andato a vincere la Champions in finale sull'Atletico. Al terzo posto in questa sgradevole classifica viene un'altra sconfitta in Champions League, sempre in semifinale, il 6 maggio 2015 contro il Barcellona che poi avrebbe battuto la Juventus in finale a Berlino: un 3-0 al Camp Nou con poche discussioni. Episodi circoscritti, in una carriera comunque grandissima, episodi che non mancano nemmeno nei campionati nazionali quasi sempre (sei su sette, con l'eccezione dell'ultima stagione al Barcellona) dominati dalle sue squadre. Episodi che poco tolgono al suo valore ma fanno riflettere su come situazioni identiche siano commentate in maniera molto differente.