Nel 2016 sembra incredibile, ma c'è stata un'epoca in cui una partita decisiva della Nazionale poteva essere trasmessa in differita per non danneggiare la produttività degli italiani sul lavoro. Italiani, lavoro... due termini di 40 anni fa, esattamente il 17 novembre del 1976, un mercoledì pomeriggio in cui l'Italia di Bearzot affrontò all'Olimpico l'Inghilterra, in uno dei due scontri diretti che avrebbero deciso il girone di qualificazione mondiale. Va ricordato che ad Argentina '78 avrebbero partecipato soltanto 16 squadre e quindi le qualificazioni erano davvero qualcosa di durissimo e iper-selettivo anche se tante nazioni di livello medio oggi in circolazione, dopo la fine di URSS e Jugoslavia, ai tempi non esistevano.
Ma torniamo alla partita, programmata assurdamente alle 14 e 30 di un giorno feriale. L'invito del governo fu ovviamente recepito dalla RAI, che operava in condizioni di monopolio (fino al 1990 nessuna tivù italiana diversa da quella di Stato avrebbe avuto il permesso di trasmettere in diretta nazionale), ma con una soluzione che forse non salvò la produttività sul lavoro. Infatti la RAI trasmise Italia-Inghilterra in diretta radiofonica (radiocronaca di Enrico Ameri, con interventi di Sandro Ciotti ed Ezio Luzzi), mentre le immagini si videro in differita, con il commento di Nando Martellini, soltanto alle 18 e 15 su quella che ai tempi si chiamava Rete Uno. Stadio tutto esaurito (80.000 presenti, al mercoledì pomeriggio) e squadre memorabili, anche perché il calcio inglese a livello di club era ai vertici in Europa e si apprestava a conquistare sei Coppe dei Campioni consecutive con rose britanniche. E la produttività? Quella dei parlamentari di sicuro era calata, visto che all'Olimpico si registrò la presenza di almeno 300 fra deputati e senatori.
Riportare le formazioni nel modo giornalistico dell'epoca, dall'1 all'11 come dall'1 all'11 erano le maglie, è fuorviante, quindi l'Italia in fase di possesso palla (nell'altra fase le marcature erano quasi tutte a uomo, spesso anche a centrocampo) la ricordiamo così: Zoff in porta, Cuccureddu e Tardelli difensori esterni, Gentile e Facchetti centrali, Benetti, Capello e Antognoni a centrocampo, Causio e Bettega attaccanti esterni, Graziani punta centrale che a volte si scambiava con Bettega. Si può tranquillamente parlare di 4-3-3, senza violentare la memoria. E non c'è bisogno di essere cultori di Bearzot per osservare la qualità e il numero di giocatori offensivi schierati, per non parlare delle caratteristiche dei difensori. Contro la squadra di Keegan, Brooking, Bowles, Clemence e Hughes, messa in campo in maniera attendista da Don Revie, gli azzurri vinsero 2 a 0 (autogol di Keegan su tiro di Antognoni e raddoppio di Bettega, di testa con il suo spettacolare tuffo) e difesero questo risultato fino al termine del girone, perdendo a Wembley ma andando in Argentina per differenza reti. Si può quindi dire che quella di Roma fu la partita da cui iniziò tutto ciò che sarebbe stato perfezionato sei anni dopo in Spagna. La guardammo in differita e ne parliamo in differita.