La fama mondiale di Dino Zoff è tale che tutti siamo esentati dal dover spiegare la sua importanza 'sportiva' nella storia del calcio, anche nel giorno del suo settantacinquesimo compleanno. Merita invece una riflessione il fatto che Zoff sia uno dei pochi fuoriclasse condivisi nonostante la sua immagine a livello di club sia legata soprattutto alla Juventus, dove ha giocato 11 anni vincendo quasi tutto e sfiorando due Coppe dei Campioni, una all'inizio (contro l'Ajax) e una alla fine (contro l'Amburgo) della sua vita bianconera da portiere. Relativamente facile essere condivisi quando hai cambiato tante maglie come Baggio o quando hai giocato in una squadra fuori dal giro delle grandi 'antipatiche' come Riva o Bulgarelli, molto più difficile esserlo con le maglie di Inter, Roma, Milan, Napoli e appunto Juventus. Va poi ricordato che Zoff è stato Zoff anche nel Napoli e non certo in un Napoli minore: quello di Sivori e Altafini, con un giovane Juliano, che sotto la presidenza di Gioacchino Lauro (figlio del 'Comandante' Achille) arrivò quasi allo scudetto. Insomma, la stima degli avversari e dei neutrali non si guadagna con il marketing della simpatia, oggi abbastanza diffuso anche per interposta moglie, ma con i comportamenti quotidiani e la personalità sempre superiore alla pochezza culturale del contesto calcistico. Non può essere un caso che, problemi di salute a parte, Zoff sia fuori dal calcio da ben 12 anni. Nemmeno un incarico onorifico, da tagliatore di nastri, che peraltro nessuno che conta in federazione gli ha proposto, ma soltanto tanti complimenti per il Mondiale 1982, gli scudetti con la Juve, eccetera. Da sottolineare che Zoff è stato Zoff (ma potremmo dirlo anche di Riva, Bulgarelli, Mazzola, Rivera) in un'epoca in cui i calciatori, per quanto ben pagati, erano quasi schiavi del club che ne deteneva il cartellino e della federazione, quindi prima o poi dovevano chinare la testa. Zoff non l'ha mai fatto: da calciatore, da allenatore, da dirigente, da uomo. Anche se in qualche occasione, ci viene in mente quel Bologna-Juventus del 1980, ha forse dovuto girare la faccia dall'altra parte. Alla fine una certezza: Zoff sarebbe stato Zoff anche senza quella parata su Oscar.