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Juve-Milan e la diretta buonista

Juve-Milan e la diretta buonista

Redazione

13 marzo 2017

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Le polemiche del post Juventus-Milan non accennano a diminuire, a tre giorni dalla partita vinta dai bianconeri con un rigore al 97esimo minuto, ed uno dei suoi aspetti meno dibattuti è che molto di ciò che è successo sul terreno di gioco noi che non eravamo allo Stadium non l'abbiamo visto. Per lo meno in diretta. Non parliamo di ciò che è accaduto negli spogliatoi, per quanto teoricamente anche loro 'coperti' dalle telecamere (servono solo a mostrarci gente silenziosa con le cuffie?), ma proprio del campo e delle tribune. In altre parole, la regia unica della Lega ci sta dando un prodotto televisivo di livello inferiore a quello anche soltanto di qualche stagione fa. Ci è venuto in mente il dibattito avvenuto circa un anno fa in Senato e riportato dal sito dell'Usigrai, in cui il problema era subito emerso a pochi mesi dall'inizio del nuovo corso, quello della neutralità (nel senso che non è governata da Sky, Mediaset o Rai) della regia. Neutralità che ovviamente è un bene, ma smette di esserlo quando dichiaratamente la Lega sceglie di mostrare solo immagini per così dire positive e non quelle che in teoria più importanti. Tutto alla luce del sole, per così dire, visto che lo stesso Popi Bonnici (ex Mediaset, adesso responsabile della regia per la Lega e quindi Infront) ha spiegato che il prodotto è pensato per un pubblico non solo italiano e che quindi deve mostrare solo il meglio del calcio. Visione discutibile, ma almeno chiara. Abbiamo citato Juve-Milan, ma in questi ultimi tempi a meno di non essere negli stadi non abbiamo potuto vedere, se non in minima parte, striscioni di contestazione, discussioni a bordo campo, atteggiamenti curiosi in tribuna (nemmeno in quella d'onore, quando il labiale di un presidente sarebbe più interessante di quello di un tifoso anonimo), litigi in campo. Le stesse situazioni prettamente sportive, tipo fuorigioco o falli, sono proposte al replay il minimo dei minimi e spesso nemmeno dall'angolazione più giusta. Nel nuovo regime, chiamiamolo così, iniziato nella scorsa stagione sportiva, i registi delle singole partite si devono quindi attenere alle direttive della Lega e le emittenti che tengono in vita tutto il baraccone possono trasmettere qualcosa di personalizzato solo nel postpartita (ammesso che lo vogliano). La produzione tecnica delle immagini in senso stretto è però a carico delle singole società, che hanno tre opzioni: delegare anche questa alla Lega, delegare alla Sky-Rai-Mediaset della situazione, fare da sole appoggiandosi a un service di loro fiducia. In quest'ultima casistica, quello della produzione 'in casa', rientrano sei club: Juventus, Inter,  Roma, Napoli, Torino e Sassuolo. Non significa che questi sei club facciano quello che vogliono o, peggio, 'nascondano' le immagini per loro compromettenti. Ci sono standard di posizionamento delle telecamere molto precisi e il girato è a disposizione di tutti. Ci viene in mente il caso del retropassaggio di Chiellini nell'ultimo Juventus-Inter, con Icardi fermato davanti a Buffon, che nessuno in diretta aveva visto ma che fu poi proposto da Inter Channel. Il problema è quindi fondamentalmente quello delle dirette, come si è visto anche in Juventus-Napoli di Coppa Italia, cioè la cosa più seguita e che fa maggiore opinione, ma tutto è frutto delle scelte 'buoniste' dei registi della Lega, volte ad edulcorare la realtà, più che di una raccomandazione dei club. È poi chiaro che chi si sente penalizzato si arrabbia, ma al di là dei singoli casi il telespettatore calcistico italiano nell'ultimo anno e mezzo è stato trattato come un bambino da educare e temere buono, non come un adulto che ha pagato per vedere cosa è successo. Insomma, più consumatori di un qualcosa di addomesticato che spettatori critici. Bisogna quindi intervenire a livello di Lega perché le partite tornino ad essere proposte in un modo interessante, diverso dallo spot attuale.

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